La corrispondenza di Matteo Ricci nel Fondo Pasquale D’Elia – Laura Cagnizi


Nel mese di marzo 2011 è iniziata la mia piccola parte nella grande opera di catalogazione del fondo Pasquale D’Elia. Si tratta di un fondo di 66 faldoni, due dei quali hanno riguardato il mio periodo di tirocinio. Devo dire che non mi aspettavo di imbattermi in questo tipo di lavoro: spesso si pensa, a torto, che le difficoltà maggiori si possano incontrare nel lavoro su fondi antichi, mentre si sottovalutano quelli contemporanei, come quello di D’Elia. Infatti, sebbene il mio lavoro abbia riguardato i faldoni relativi alla corrispondenza di Matteo Ricci e dei suoi contemporanei, mi sono trovata davanti materiali eterogenei. Mi è stato d’ausilio l’indice delle “Fonti Ricciane” di P. D’Elia che contiene una sorta di dichiarazione d’intenti sul lavoro di edizione dei volumi successivi a quelli editi. Nel terzo volume sarebbero state pubblicate le lettere del Ricci a diversi destinatari, ed in seguito anche le lettere di altri gesuiti presenti in Cina (Ruggieri, De Sande, Sanchez, etc.) ad ulteriori destinatari, perlopiù a Roma. Ebbene, nei faldoni da me analizzati ho trovato quasi tutte le lettere dichiarate nell’indice, di cui due non sono state edite (al contrario, una grandissima parte della corrispondenza del Ricci è contenuta in “Lettere (1580-1609)”, a cura di D’Arelli. Edizioni Quodlibet, 2001). Essendo materiale raccolto per confluire in un’edizione il materiale appare pre-ordinato anche se non è sempre chiara la loro collocazione nel fondo e il criterio di scelta dei testi. Il contenuto di questa corrispondenza tra gesuiti del XVI° secolo verte principalmente intorno alla questione dell’ingresso nella Cina dell’imperatore Wan Li; infatti si parla dei primi approcci con i cinesi, della difficoltà di evangelizzazione pur rimanendo ferrea la volontà di stabilirsi in un terreno considerato fertilissimo come “orto del Signore”. Grandi dissertazioni sulla lingua, vera croce e delizia dei missionari, stupiti dalla immensa mole di caratteri e dalla difficoltà nell’ascoltare e parlare. Non ho rilevato molti testi in cinese, mentre molte sono le lettere in spagnolo e portoghese, le relazioni in latino, oltre a piccoli stralci in francese ed inglese. Alcuni di questi documenti sono stati trascritti (dattiloscritti), ma la maggior parte è costituita dalla riproduzione fotografica dell’originale (in genere conservato in ARSI). Questo ha comportato alcune difficoltà, in quanto si è trattato di leggere grafie molto piccole e disordinate; per questo è stato necessario scannerizzare l’immagine ed ingrandirla. Questa operazione richiede tempi lunghi, ma d’altra parte sarebbe auspicabile la scansione di tutti i documenti presenti nei faldoni, sia per evitare una loro perdita in seguito al deterioramento del materiale fotografico che per rendere più semplice una futura fruizione. Ovviamente va preso in considerazione il tempo necessario per la catalogazione che attualmente viene svolto esclusivamente da tirocinanti (sotto il tutoraggio della Prof.ssa Elisabetta Corsi): basti pensare che i quattro tirocini avviati a partire da fine 2009 hanno consentito la catalogazione estesa di 8 faldoni (1803 voci indicizzate) su 66. Sono convinta, nonostante le difficoltà, che questo progetto darà grandi soddisfazioni nel lavoro di ricerca e comprensione del lavoro di un uomo (e non solo), che ha dedicato una vita a queste ricerche.

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