In other words, “the Christian heresy” is a special subject of the very first importance to the comprehension of European history, because, in company with Christian orthodoxy, it is the constant accompaniment and agent of European life. Heresy is the dislocation of some complete and self-supporting scheme by the introduction of a novel denial of some essential part therein. We mean by “a complete and self-supporting scheme” any system of affirmation in physics or mathematics or philosophy or what-not, the various parts of which are coherent and sustain each other.
(H. Belloc, The Great Heresies, Sheed & Ward, New York, 1938)
Monumenta Bellarmini: l’unità della differenza
I Monumenta Bellarmini si propongono come uno spazio per riunire una selezione delle opere inedite di Roberto Bellarmino presenti in APUG così come le sue lettere e istruzioni scritte durante il suo cardinalato.
La collezione Epistolae Bellarmini Cardinalis è una raccolta di lettere scritte dal Cardinale Roberto Bellarmino, o a lui indirizzate, tra il 1599 (inizio del suo cardinalato) e il 1621, anno della sua morte. La collezione è stata iniziata da Xavier-Marie Le Bachelet SJ (1855-1925) poi aumentata da Sebastiaan Peter Cornelis Tromp SJ (1889-1975) e in un’ultima fase integrata anche da altri gesuiti, tra cui Gustavo Galeota SJ.
Il primo obiettivo dei Monumenta Bellarmini è mettere a disposizione questo ingente lavoro fino adesso consultato in modo occasionale e limitato.
Il secolo XVII presenta significativi aumenti di complessità che preparavano le future evoluzioni socio-culturali della società. Per complessità si intende, qui, la crescente difficoltà a relazionare gli elementi all’interno di un sistema. Questo aumento di complessità, incremento delle possibilità che possono essere attuate, costringerà a selezionare e a scegliere, il che da una parte implica cercare di contenere o ridurre la contingenza ma nel contempo contribuisce a crearla. La complessità non è nelle cose ma nella forma dell’osservazione.
Uno degli obiettivi di questo progetto è scoprire la latenza dei Monumenta Bellarmini in quanto osservazione documentaria della società a partire dalla quale sono stati generati. L’individuazione di questi a priori storici potrebbe contribuire a realizzare una descrizione dei mutamenti di quella che Michel Foucault denominò Grammatica generale. La produzione bellarminiana aiuterebbe ad individuare quali sono state le distinzioni che operavano in ordine a stabilire l’episteme della prima modernità intesa come un insieme composto da discorsi, istituzioni, leggi, regole, enunciati filosofici e scientifici. In definitiva, una rete di disposizioni o condizioni di possibilità che generarono nuove pratiche discorsive e tassonomiche.
Le Disputationes de controversiis Christianae fidei adversus huius temporis haereticos (Ingolstadt, D. Sartorius, 1586-1593) è considerata tra le opere fondamentale del Bellarmino. Questo trattato s’iscrive in ciò che si denomina teologia controversistica, la quale presenta, lungo il corso del tempo, una complessa stratificazione: la fase pre-tridentina segnata dalla polemica attorno ai loci communes (Melantone, Loci communes rerum theologicarum sei hypotyposes teologicae [Wittenberg, 1521]); Johannes Eck, Enchiridion locorum communium adversus Lutherum et alias hostes ecclesiae [Landshut 1525]), le abbondanti fonti generate a partire del Concilio di Trento, il De locis theologicis libri XII di Melchior Cano (Salamanca, 1573), ecc.
Le storiografie cattolica e protestante, a loro volta, partecipando attivamente a queste “guerre della verità” [1], hanno prodotto una complessità auto-generata dalla stessa disciplina, stabilendo un aumento esponenziale dei gradienti di controversialità. Questa complessità diventa inafferrabile per la coscienza e l’analisi storica rischia di perdersi nei dettagli. A questa monumentalità documentaria, si somma anche la costruzione biografica di Roberto Bellarmino (secoli XVII – XX), la quale è stata spesso concepita in chiave polemica.
Dinanzi a questa stratificazione, chi volesse costruire conoscenza a partire da una rete causale di avvenimenti che trovassero poi spazio in una narrazione coerente e plausibile, probabilmente rischierebbe di iniziare un viaggio senza ritorno.
La nostra proposta di ricerca vuole domandarsi non che cosa sia la verità (dogma) o l’errore (eresia) ma a partire da quali differenziazioni sia stato attribuito a certe affermazioni un valore di errore o di verità. Come si è generata questa differenza e come si è mossa lungo il tempo? Come mai alcuni sistemi storiografici hanno osservato Roberto Bellarmino in un certo modo e altri in uno diverso?
Alcuni documenti dei Monumenta Bellarmini possono essere un’occasione per descrivere l’evoluzione della comunicazione religiosa (cristiana) nella prima modernità. Ciò che viene denominato eresia è una variazione che permette di riconoscere una determinata selezione comunicativa che viene designata “ortodossia ecclesiale”. In questo senso le contro-comunicazioni eretiche portarono a nuove selezioni e quindi a ulteriori stabilizzazioni corroborando la costruzione identitaria. Questo processo comportò una crescente gerarchizzazione della Chiesa, un aumento della sacramentalizzazione e della dogmatizzazione.
Alcune linee di ricerca che si intendono seguire nello studio dei Monumenta Bellarminiana sono le seguenti:
• Storia della collezione Epistolae Bellarmini Cardinalis, in particolare individuando le distinzioni a partire dalle quali un tale insieme è considerato in un determinato momento uno strumento plausibile per la ricerca storiografica, destinato alla pubblicazione, per poi essere riconsegnato al buio di un archivio.
• Il secolo XVII rappresenta il passaggio dalla diffidenza verso la novità al suo apprezzamento. Osservando la latenza della documentazione bellarminiana, prodotta da un sistema caratterizzato da una crescente accelerazione delle innovazioni, si intende individuare le distinzioni che le comunicazioni religiose mettono in campo per confrontarsi con il concetto di novitas e per cercare di contenere la pressione dovuta all’aumento delle possibilità di variazione del sistema. Questo comporterà un’analisi delle nuove osservazioni che si producono riguardo alla semantica della temporalizzazione. In questo senso, può essere interessante paragonare le novità che John Dryden (1644) introduce in un testo antico come l’Edipo per venire incontro alla aspettativa di un pubblico che non trovava ormai piacere nella narrazione ripetuta. Si veda a questo riguardo la lettera di Antonio Albergati (1566-1634), nunzio a Colonia, a Roberto Bellarmino.
• La corrispondenza bellarminiana contiene numerosi riferimenti al mercato librario nel suo complesso. A questo proposito si intende descrivere quali sono stati i rapporti tra mercato librario, censura (politica o religiosa) e lettura; questi tre aspetti interconnessi della società moderna sono raramente indagati secondo la prospettiva del sistema sociale che li ha generati.
• Attraverso l’allestimento di una Bibliographia Bellarminiana si intende studiare la costruzione storiografica di Roberto Bellarmino. Tale studio sarà condotto a partire dalle diverse osservazioni sulla sua figura pubblicate nel corso di quattro secoli.
Queste linee di ricerca verranno attuate lavorando sulla piattaforma Gregorian Archives Texts Editing (GATE), uno spazio di lavoro e di studio collaborativo dove tutti i ricercatori interessati potranno dare il loro contributo partecipando alla trascrizione e annotazione dei documenti o per commentare e discutere singoli aspetti del progetto. Per richiedere un account e iniziare la collaborazione, preghiamo di visitare questo link.
[1] Questo concetto è utilizzato da John Milton in Aeropagitica (1644): “When a man hath bin labouring the hardest labour in the deep mines of knowledge, hath furnisht out his findings in all their equipage, drawn forth his reasons as it were a battell raung’d, scatter’d and defeated all objections in his way, calls out his adversary into the plain, offers him the advantage of wind and sun, if he please; only that he may try the matter by dint of argument, for his opponents then to sculk, to lay ambushments, to keep a narrow bridge of licencing where the challenger should passe, though it be valour anough in souldiership, is but weaknes and cowardice in the wars of Truth.” Si veda anche Baker, H. The wars of truth, Harvard University press, 1952.
Ringrazio per questo nuovo interessante aggiornamento dei “works in progress” all’APUG. La corrispondenza (1599-1621) e gli inediti aprono straordinarie prospettive di rilettura e approfondimento di Bellarmino “nei testi e nei contesti”. Nondimeno, i riferimenti al mercato librario nella corrispondenza, studiati adeguatamente, potranno illuminare momenti e spazi di circolazione, censura, diffusione e commercio dell’editoria (controversistica? teologica?) del primo Seicento. I dati acquisiti potranno inoltre essere utilizzati e incrociati con profitto con la storia dei fondi librari della biblioteca del Collegio Romano. Buon lavoro!
Die Edition des Bellarmin-Briefwechsels wäre geistesgeschichtlich von erstrangiger Bedeutung. Seit der hundert Jahre alten Duhem-These ist praktisch nichts geschehen, um diese vom Kopf auf die Füße zu stellen, d.h. von dem Collegio Romano zu dokumentieren, daß es ein Zentrum des okzidentalen Geisteslebens war.