Come poter contare tutti quei giorni che ci caddero addosso? E le notti che si confondevano con i giorni e con i ricordi, così come i corpi dei compagni malati o dormienti con quelli che ci avevano lasciati per sempre? Come poter contare quelle ore tristi di febbraio con i soldati armati fino ai denti bussando alle porte delle nostre case, rumore di acciaio, di pioggia battente alle tre del mattino di quel due febbraio del 1767? Non ci lasciarono portare nulla solo il breviario, né carta né inchiostro, solo il peso della condanna di essere dei gesuiti, cacciati via come dei cani rabbiosi, maledetti, espulsi, esiliati da ogni terra. Quattro mesi di navigazione da Buenos Aires al Puerto de Santa María, che ci aveva visto partire qualche anno prima carichi d’illusioni. Un inferno di acqua salata, di bestemmie, un ammasso di vesti nere, novizi, fratelli, professi. ‘Ecco la ciurma di Gesù’, ci deridevano i marinai. Dopo quattro mesi ripartimmo alla volta della Corsica. Sono riuscito a nascondere tra le pieghe della mia veste sdrucita un calamaio, una penna e qualche carta. Ho ammazzato la mia noia infinita ricordando le mie lezioni di algebra che insegnavo ai miei studenti nella ormai mitica Córdoba di Tucumán. Ho finito oggi, alle due del mattino del 23 febbraio, non ho più lume, né speranza.
Così ho immaginato uno dei mille racconti dei gesuiti espulsi dai domini di Carlo III nel 1767. Qualche secolo dopo un gesuita al quale è arrivato questo sofferto trattato d’algebra dopo aver liquidato il codice con una sbrigativa scheda aggiunse: senza importanza. E non sapremo mai per lui che cosa era veramente importante! Lo sforzo di inventariazione e catalogazione come quello che stiamo producendo nell’APUG può convertirsi non solo in uno strumento indispensabile per la ricerca ma può diventare anche un’ocassione per avere una conoscenza più complessa che permetta di osservare le osservazioni fatte prima di noi. Soprattutto in tempo di crisi le attribuzioni con le quali si guardano le cose si muovono con rinnovata velocità, e lo sguardo ora si stende non solo a un codice ma verso tutto il corpo archivistico.
Bellissimo racconto, grazie.
Francesca Niutta
Grazie a Lei per la lettura.