Breaking news ? No grazie.


Le vie della Roma barocca erano squarciate dal vociare dei venditori ambulanti:

«Passa il chiavaro, e cerca d’acconciare
In casa tua cassetto o forciero…
Quell’altra voce fa l’aer tremare
Chi vuol conciar lucerne o candeliero;
Quell’altro grida: cucchiai e catini
E l’altro strilla: forbicette fini.

Senti uno che dice: canestri canestri,
Odi l’altro che grida: lino lino;
Uno che si vanta di conciare i destri
Parla con un che va vendendo il vino.
Ecco per Roma infiniti maestri
Col sacco in spalla e in mano un bacchettino
Gridando tutto il dì: scarpe, pianelle
E l’altro canta: vascelle, vascelle»1.

A queste grida cominciò a sovrapporsi un’altro urlo, quello del gazzettiere: “Compra chi vuole”. La catastrofe semantica che si presentò a partire dai secoli XVI e XVII la si può seguire nell’apprezzamento per la novità che fino a quei secoli era vista come qualcosa di negativo o quantomeno di sospettoso. 

La catastrofe va intesa, partendo dalla sua etimologia (καταστρέϕω=”capovolgere”), come cambiamento qualitativo brusco, prodotto da un’ evoluzione graduale e continua. L’eruzione vulcanica può ben rappresentare questa evoluzione inaugurando nuove realtà geologiche e ambientali che si aprono a nuove stabilità. La catastrofe, così concepita, non ha mai un segno univoco: alcuni potrebbero osservare in essa “distruzione” altri “opportunità”.

La novità indicherebbe una particolare attenzione verso l’informazione, la quale avrà un’ulteriore accelerazione a partire dai viaggi intercontinentali, dall’espansione commerciale e soprattuto dall’uso della stampa. L’informazione è un indicatore di questa ansia di novità che esclude la ripetizione sulla quale si assicurava il sapere. All’informazione, da allora in poi, le si chiederà non tanto la verità ed esattezza dei suoi contenuti ma che sia nuova, che si diano veramente nove o novelle, come allora si diceva, vale a dire che le notizie siano news, come diciamo noi oggi.

Tra le celebre incisioni di Giuseppe Maria Mitelli (1634-1718) alcune sono dedicate alle notizie di guerra. In una di queste (1684), un gazzettiere, sovraccarico di fogli volanti, cammina sventolando foglietti, avvisi e nove, molte di essi relativi alle guerre in corso.

Compra chi vuole, Giuseppe Maria Mitelli (1684). © The Trustees of the British Museum

In alcuni fogli si rappresenta un personaggio, vestito alla turchesca che ben potrebbe essere un visir ottomano e su altri si riesce a leggere Buda. Alcune di queste nuove sono avvisi di guerra, che racontano le vittorie delle truppe della Lega Santa contro gli ottomani. Nel 1686 Buda fu liberata, dopo un lungo assedio, dalle truppe imperiali.

Il gazzettiere è affiancato da due personaggi. Uno si chiude gli occhi mentre dice: siamo stufi, via via, stiamo bene così. Dall’altro fianco un altro si tura le orecchie dicendo: Non voglio più nuove, no, no, no. Questo rifiuto alla pressione informativa potrebbe rappresentare una reazione involutiva a una dinamica evolutiva del sistema sociale che si stava modificando in modo irreversibile.

Tra le incisioni del Mitelli, ne troviamo un’altra dove si vede un gruppo di uomini che innanzi all’imminenza della notizia reagisco in modo diverso. Ci sono gli “appassionati di guerra” che, cannocchiali in mano, sperano con ansia di sapere da quale fronte di guerra arrivano le nove e quanti saranno morti. Un’altro si abbandona al timore di poter ricevere una notizia non desiderata. Per un altro ancora, l’arrivo del corriere è un’opportunità per lanciare una scommessa. Potrebbe essere questo anche un modo di difendersi dall’incalzare della novità: ricondurla a un gioco, fissando l’attenzione sul messaggero più che sul contenuto del messaggio, diminuendo così la drammaticità e levando importanza alla nuova. Il sistema dell’informazione, se lo si osserva con attenzione, dimostra da sé tutta la sua fragilità senza però diminuire la sua efficacia: Il gazzettiere si corica tranquillo a sera con una notizia che, alteratasi nella notte, è costretto ad abbandonare al suo risveglio2.

Un’altro esempio di resistenza all’inseguirsi delle novità lo si può vedere nella corrispondenza del cardinale Roberto Bellarmino. Fabio Bellarmino, lontano parente del cardinale, era entrato al noviziato della Compagnia di Gesù a Sant’Andrea al Quirinale nel 1611. Prima del suo ingresso Bellarmino aveva dimostrato non poche preoccupazioni nel suo riguardo. In una lettera del 1609, indirizzata a suo fratello Tommaso, il cardinale afferma che Fabio è un putto […] svistato e alquanto altiero3. Il suo ingresso al noviziato, secondo un’altra lettera del Cardinale, è stato il modo per drizzare la strada del giovane: Fabio camina molto bene, et è stata grande gratia di Dio, che si sia cosi risoluto, perché già cominciava a guidarsi di mala maniera, ne io ci potevo rimediare, et nello studio faceva poco profitto, se bene non gli mancava ingegno4.

Nella prossimità del Natale del 1616, P. Fabio Bellarmino rivolge i suoi auguri al suo parente. Il Cardinale non perde occasione per dare qualche consiglio e centrare secondo lui il senso della festa:

Accetto molto volentieri l’annunzio delle buone feste: per me è gratissimo, che non mi scriviate nuove, et che manco procuriate di saperle. Procurate spendere tutto il tempo, che vi avanza dalle occupazioni necessarie della obbedienza, in star raccolto in voi stesso, et conversando interiormente con voi stesso, et con Dio, ò leggendo vite de santi, et altri libri devoti, che cosi troverete la vera pace, la quale sarà la mancia, che desiderate dal Bambino Giesu.5

Nel tempo di Natale cala il silenzio, dovrebbe sparire ogni frastuono e tutto diventare interiore. Ci auguriamo una totale indifferenza non per le cose ma per quella realtà raddoppiata delle notizie, specie per quelle di guerra. Il Natale potrebbe essere un’oasi di decelerazione, il tempo per star raccolto e conversare interiormente. Per vivere con sé stessi (secum morari) come ricordava Seneca, per rendersi liberi per sé stessi (sibi vacare), per tornare in sé stessi (in se recedere). Tutte queste sono alcune declinazioni della epimeleia, della cura e attenzione di sé donde nasce la cura altrui.

NOTE

  1. Andrea Speciale, Historia nova e piacevole dove si raccontano tutte le cose che si vanno vendendo dagli artigiani per Roma (1550). ↩︎
  2. Jean de La Bruyére, I caratteri, n. 33. ↩︎
  3. La lettera è stata edita nella piattaforma GATE dell’Archivio della Pontificia Università Gregoriana. ↩︎
  4. La lettera è stata edita nella piattaforma GATE dell’Archivio della Pontificia Università Gregoriana ↩︎
  5. La lettera è stata edita nella piattaforma GATE dell’Archivio della Pontificia Università Gregoriana. ↩︎

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3 risposte a "Breaking news ? No grazie."

  1. grazie caro Martín Maria per queste tue periodiche incursioni tra i documenti archivistici della Gregoriana, tra serietà della ricerca e freschezza creativa! grazie di cuore

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