Le officine dell’Archivio storico


Saint Bernard de Menthon
Saint Bernard de Menthon e il diavolo Titivillus.
Tours BM – ms. 2104, fol-149. Book of Hours, Use of Rome. France, c. 1510. Temptation of St. Bernard1

L’Archivio Storico della Pontificia Università Gregoriana promuove una serie di giornate di studio che mirano a far conoscere a una più ampia cerchia di studiosi il proprio patrimonio documentale.

Le giornate di studio si svolgono in due momenti. Nella mattinata i relatori illustrano il tema della giornata.  Al pomeriggio si svolge un seminario che ha come fulcro un codice dell’archivio relativo al tema prescelto.

Nei seminari pomeridiani si considera la materialità di alcuni documenti scelti per la giornata. Le riflessioni riguardanti la conservazione dei documenti sono utili alla loro fruibilità e consentono una comprensione più vasta della loro enunciazione.

Le giornate sono patrocinate dalla Fondazione la Gregoriana che ha tra le sue finalità, la tutela, conservazione e valorizzazione del proprio patrimonio archivistico e culturale. Le attività che promuove sono a favore dell’educazione dei giovani e della divulgazione scientifica alla comunità.

Il compianto sul Cristo morto di Niccolò dell’Arca che si conserva nella chiesa di Santa Maria della Vita (Bologna), con le sue Marie sterminatamente piangenti (C. Malvasia, Le pitture di Bologna, 1686), sembra attraversare i tempi. 
Luisa Ciammitti, autrice di L’Arca di Niccolò. Riflessioni e documenti (Marsilio, 2022), ci guiderà in questo itinerario. La sua ricerca, frutto di un ampio scavo archivistico, ci permetterà di conoscere la genesi e la ricezione dell’opera di Niccolò dell’Arca. Questa drammaticità che se ripropone nel tempo, sarà messa a confronto con la predicazione gesuitica del ‘600 grazie alle conoscenze di Bernadette Majorana.

Durante il seminario si prenderanno in considerazione alcuni documenti relativi alla predicazione dei secoli XVII e XVIII, tra cui quelli appartenenti a P. Luigi La Nuza (1591-1656) conservati nell’archivio.

Massimo Cacciari intitola il suo ultimo libro Metafisica concreta, in omaggio a Florenskij (il quale voleva chiamare così la sua opera definitiva, mai portata a termine). L’ossimoro è solo apparente: prendendo le mosse da una serrata esegesi di Giovanni 4, 22 (“noi adoriamo ciò che sappiamo”) Cacciari mette in discussione un paradigma filosofico che liquida la metafisica come scienza dell’“al di là”; questa incomprensione – al centro di grandi interpretazioni filosofiche, da Nietzsche a Heidegger – avrebbe trascurato il nesso essenziale che unisce riflessione filosofica e speculazione teologica all’esame di una realtà spirituale concretamente presente, visibile. Una seconda parte della giornata sarà dedicata al Fondo Gustav Wetter SJ e alla presentazione della corrispondenza tra il futuro rettore del Pontificium Collegium Russicum (all’epoca ancora un giovane studioso) con il filosofo russo Lev Karsavin (1882-1952), pensatore vicino a Florenskij  e al tempo stesso originalissimo (è stato riscoperto, in Russia, solo dopo la fine dell’Unione Sovietica). Vedremo che al centro di questo fitto scambio di lettere (inedito in Italia) è lo stesso problema che occupa le ultime riflessioni di Cacciari: la realtà concreta della metafisica. 

Il restauro e la valorizzazione di uno dei manoscritti più antichi dell’archivio sarà un’occasione per riflettere sul senso della spiritualità nei nostri giorni. Sergio Belardinelli e Massimo Franco, in dialogo, ci aiuteranno a capire le possibilità e i limiti di questo concetto. Nel seminario pomeridiano sarà possibile riflettere sul restauro del codice F.C. 1055 e sulla complessità del suo contenuto.

F.C. 1055

Infine, che cosa è dunque una spiritualità? Considerata nel suo principio, come il termine di un «ritorno», sarebbe uno «spirito» originale, già tradito da tutto il suo linguaggio iniziale e compromesso dalle sue interpretazioni ulteriori, in modo che, non essendo mai là dove è detta, sarebbe dunque l’inafferrabile e l’evanescente. (Michel de Certeau, Il mito delle origini in La debolezza del credere. Città Aperta, Milano, 2006, p., 52.)

  1. Il testo che accompagna l’immagine recita: Septem versus sancti Bernardi: Illumina oculos meos ne umquam obdormiam in morte nequando dicat inimicus meus prevalui adversus eum. In manus tuas Domine com {mendo spiritum meum} [Ps.12, 4-5]. (Illumina i miei occhi affinché non dorma mai nella morte, affinché mai il mio nemico dica: Ho prevalso contro di lui. Nelle tue mani, Signore, affido il mio spirito.) Diverse fonti medioevali attribuiscono a questo diavolo la distrazione dell’amanuense durante la copiatura dei codici. Incaricato di registrare l’omissione di alcune parole durante la recita dell’ore, i discorsi vani e i pettegolezzi nelle assemblee liturgiche per poi presentarle nel momento del giudizio. ↩︎

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