Il manoscritto F.C. 1436 è composto da ben 26 unità codicologiche, che coprono un arco cronologico che va dal XVII al XIX secolo. Ogni singola unità porta con sé una storia diversa e testimonia la vastità e la molteplicità delle attività di un centro come il Collegio Romano: si va dalle perizie architettoniche per stabilire la messa in sicurezza di un campanile, alle rilevazioni astronomiche e ai disegni tecnici per un barometro; dai testi prodotti all’interno dell’attività accademica (appunti di retorica ed esercizi di geometria, l’elenco degli autori che erano stati oggetto di lezione durante l’anno e studi su nuove metodologie didattiche) ai documenti personali come l’indice di una corrispondenza o anche la lettera di presentazione di un giovane gesuita; dal trattato “Maniera d’innestare li Ranuncoli” alla sinossi di un libro sul socialismo e un commento a un’opera messa all’indice, per finire con uno studio fisico su come realizzare i giochi per i bambini. Non sempre l’identificazione dei testi è stata immediata, anche perché spesso si tratta di appunti, schizzi e carte sciolte, come anche quella dei tantissimi personaggi in cui ci siamo imbattute: alcuni siamo riusciti ad identificarli e nel caso di autori gesuiti abbiamo stilato una sintetica voce di autorità, mentre altri sono rimasti solo dei nomi. Studiare questo codice è stato come sbirciare attraverso la serratura delle antiche porte del Collegio Romano, un esempio perfetto dell’eterogeneità del materiale conservato presso l’Archivio e di quante informazioni, storie e persone siano celate al suo interno.
(Federica D’uonno e Cristina Lezzi)