Composto nel 1574 a Nola e contenente le lezioni di Dottrina christiana del gesuita Jerònimo Soriano (1541-1583), il ms. F.C. 303 costituisce una testimonianza esemplare dal punto di vista paleografico, in quanto sono ben 11 le mani identificate al suo interno. Se questo è l’aspetto principale che ha fatto sì che divenisse oggetto di uno studio approfondito, molti altri sono gli aspetti interessanti emersi durante l’analisi del codice.
Innanzitutto, quello di Soriano non è un semplice catechismo come ne circolavano molti all’epoca, bensì un vero e proprio manuale rivolto a chiunque volesse insegnare la dottrina cristiana. Dall’analisi codicologica emerge, inoltre, l’esistenza di un progetto alla base della composizione del codice (secondo il quale tra l’altro dovrebbe esistere un secondo volume, di cui però non abbiamo tracce) guidato dallo stesso Soriano, che in quegli anni si trovava a Nola in qualità di Rettore. Le sue condizioni di salute, per le quali Alfonso Salmerón, mostra preoccupazione nelle sue missive, non gli permisero di scrivere da sé la sua picciola fatica, come lui stesso la definisce nel proemio, e probabilmente dunque ne affidò la stesura ai novizi del Collegio di Nola. Questo non gli impedì di partecipare comunque attivamente al lavoro, infatti, un’unica mano (identificata come mano D) è responsabile della correzione del testo, oltre che della stesura di parte dei titoli delle lezioni e delle formule di saluto che chiudono ogni lezione, e quindi potrebbe essere considerata autografa. Benché non ci siano testimonianze che il testo sia passato alla stampa, dovette ugualmente avere una certa diffusione almeno all’interno dell’ambiente gesuitico: nel margine inferiore sinistro di c. 7r c’è una nota, posteriore alla stesura del codice, che dice “et questo è l’originale di detta dottrina dal quale si son fatte altre copie. Obiit P. Sorianus Cyriniolae die mensis anni 1583”. Inoltre, dalla struttura dei fascicoli risulta che inizialmente il manoscritto si trovava sotto forma di fascicoli sciolti, probabilmente proprio per permetterne la copia. Sono proprio gli elementi materiali quelli che hanno fornito i maggiori spunti di riflessione: infatti, è grazie agli indizi emersi dall’analisi diretta del codice, e alla loro collocazione all’interno del contesto sociale e culturale in cui il testo è stato prodotto, che si è potuto giungere a una ricostruzione plausibile della sua storia.
(Federica D’uonno)