il vuoto (a rendere)


“Questo avevo creduto di capire in quel mio lontano viaggio a Ispahan: che la cosa più importante al mondo sono gli spazi vuoti”.
Italo Calvino, Collezione di sabbia.

Per chi resta in Gregoriana, a luglio, lo spettacolo è singolare: l’Aula Massima si svuota quasi al completo. Originariamente quest’aula era destinata al passaggio, alla sosta tra una lezione e l’altra o la si adoperava per occasioni solenni come per ricevere i papi che visitarono l’università. Negli anni questa destinazione originaria ha subito diversi usi e trasformazioni, così come altre parti dell’edificio. Di questi cambiamenti non sempre si trova la documentazione che ne renda testimonianza. Solo un’osservazione attenta può notare piccoli o significativi cambiamenti. Le mura possono parlare lì ove la documentazione tace e narrano la inquietudine degli uomini per rimanere in un muro alzato, nella ristrutturazione di un’aula o tra vani ricavati da antichi spazi, piuttosto che nella scrittura.

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Aula Massima, Pontificia Università Gregoriana

Non sappiamo se Giulio Barluzzi (1878-1953), pensando agli spazi della sua grande opera, concepì questo vuoto come ampiezza necessaria ove uomini carichi di idee e di pensieri  potessero trovare un modo per sgravarsi.

Questo vuoto così spalancato oggi è attraversato da altre significazioni: va in qualche modo coperto, mascherato, popolato; in definitiva i nostri tempi assomigliano parecchio al riempimento ossessivo del barocco. Ma finite le lezioni e gli esami il vuoto prende la sua rivincita e regna. E quei pochi che attraversano lo spazio sgombro hanno forse un’opportunità per sentire i propri passi.

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Gesù Redentore. Alceo Dossena (Cremona, 1878 – Roma, 1937)

Nello spazio libero l’immagine del Gesù Redentore si stacca maestosa, sola, perché sembrerebbe che tutti abbiano accolto il suo invito imperativo: Euntes !

In una breve nota della rivista Rassegna Romana (Q. 35, 1935, p. 124), pubblicazione rappresentativa del “fascismo cattolico”, si da notizia della posa della statua nell’Aula Massima il 30 giugno di 1935.  Era stata donata dal deputato e poi senatore del Regno d’Italia Antonio Pesenti (1880-1967), nonché presidente della società Italcementi (1933-1945), insieme a un gruppo di conterranei bergamaschi. Il disegno era stato realizzato da P. Pietro Tacchi Venturi SJ (1861-1956). La statua è alta metri 3,10, su una base di pietra di Vicenza alta metri 1,60.

Il Gesù Redentore è stato realizzato dal celebre e geniale scultore cremonese Alceo Dossena (1878-1937). Ritenuto da molti un “falsario”, secondo altri sarebbe da considerare un “replicante di stili” giacché le sue opere non sarebbero propriamente delle copie ma modelli originali creati “ex novo”. Di questa kenosis riconquistata il Gesù di Dossena torna ad essere custode e testimone.

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