Hanno delle piume, ma non volano


L’Archivio storico della Pontificia Università Gregoriana riapre le sue porte, inaugurando un nuovo anno di ricerche.

THE LOVED ONE (1965), regia di Tony Richardson.

Alcune interpretazioni storiche hanno proiettato i gesuiti dei secoli XVI-XVIII non solo nel presente, ma persino nel futuro, scorgendo nelle loro opere tratti di sorprendente modernità, modelli attuali e persino orientamenti per ciò che deve ancora venire. Michel de Certeau ha lasciato pagine memorabili su queste operazioni di maquillage storiografico. Ispirandosi alla lettura del romanzo di Evelyn Waugh The Loved One, egli paragona tale scrittura al rituale con cui si prepara il cadavere per renderlo “vivo” e presentabile nel suo funerale. Il lungo elenco delle biografie di Ignazio di Loyola costituisce una testimonianza eloquente di questi continui sforzi di riattualizzazione.

Il gesuita Alessandro Valignano (1539-1606), visitatore del Giappone, è stato presentato da alcuni come un “maestro dell’arte del negoziato”, un “ponte tra Oriente e Occidente”, persino come un modello per “conquistare un mercato internazionale”. Matteo Ricci (1552-1610) è stato definito un sinologo prima della sinologia (che nascerà solo nel XIX secolo), un profeta dell’“inculturazione” – termine che, in realtà, compare in ambiente ecclesiale soltanto negli anni ’60-’70 del Novecento. Pietro Fabro (1506-1546) viene oggi assunto come figura esemplare del dialogo ecumenico. E l’elenco potrebbe continuare.

Du Halde, J. Baptiste, Description Geographique Historique, Chronologique, Politique, et Physique de l’Empire de la Chine (1735).

Non soltanto la ricostruzione di singole figure è stata orientata in questa direzione, ma la stessa organizzazione della Compagnia di Gesù dell’età moderna è talvolta letta come fonte di ispirazione per modelli contemporanei di management e leadership. Anche la Ratio atque institutio studiorum Societatis Iesu (1599) continua a sorprendere e a stimolare riflessioni pedagogiche: un testo il cui intento non è soltanto quello di fissare una ratio, cioè un metodo, ma anche una institutio, vale a dire un ordinamento complessivo della formazione che, oltre agli studi, comprende una precisa educazione morale e religiosa.

I gesuiti della Restaurazione (XIX secolo), assai più vicini a noi nel tempo, appaiono invece come figure antiche e polverose, espressione di un conservatorismo che li rende estranei al nostro presente e ancor meno capaci di accompagnarci verso un futuro incerto.

Per districarsi tra questi paradossi, è utile considerare la storia della Compagnia di Gesù in chiave evolutiva. Per farlo è utile ricordare alcuni principi elementari. La evoluzione sociale si manifesta non perché accade ciò che era previsto o piú probabile, ma perché sistemi complessi riescono a stabilizzare e riprodurre improbabilità. Ogni evoluzione è improbabile: ogni variazione infrange aspettative precedentemente stabilizzate, e molte di queste variazioni non vengono né accolte né mantenute all’interno della società o dell’organizzazione in cui hanno luogo. La selezione di una novità ha dunque una probabilità bassissima, e ancora più scarse sono le possibilità che essa si stabilizzi. Non basta la sola selezione: occorre che essa si traduca in una struttura durevole. Il flusso evolutivo non elimina l’improbabilità, ma la trasforma fino a normalizzarla. La disciplina della storia, allora, potrebbe descrivere la catena di improbabilità che sono diventate normali.

Se i gesuiti di ieri comparissero oggi, farebbero la fine degli dei nel racconto di Borges intitolato Ragnarök: si esprimerebbero con starnazzi a noi incomprensibili. Essi risulterebbero a noi tanto improbabili quanto noi lo saremmo a loro.

La Compagnia di Gesù, dal punto di vista storico, può essere collocata nel quadro più ampio di quella traiettoria evolutiva caratterizzata dalla differenziazione funzionale della religione all’interno del sistema sociale. Ciò significa leggerla sullo sfondo di quella lunga e irreversibile trasformazione della società, nella quale l’ambito religioso si è progressivamente distinto da quello sociale. Nella modernità avanzata, infatti, la religione non svolge più funzioni di guida o di garanzia rispetto ai mutamenti politici, né orienta l’economia o la scienza nelle loro pretese di verità: piuttosto, opera come sottosistema autonomo che riduce la complessità dell’esperienza umana attraverso proprie categorie e modalità di comunicazione.

Attrattori Evolutivi e Stabilità Omeostatica

Più che semplici agenti di innovazione, alcuni membri dell’Ordine agirono come attrattori evolutivi, ossia come poli di ordine capaci di canalizzare flussi dispersi di energia sociale e cognitiva verso forme organizzate e relativamente stabili. L’attrattore evolutivo non è una “causa” lineare, ma un polo di stabilizzazione attorno al quale variazioni e innovazioni tendono a condensarsi.

I Gesuiti, in questo senso, non furono tanto inventori del nuovo quanto organizzatori dell’emergente, diventando punti di riferimento per svariati ambiti della vita sociale. L’elaborazione di un modello pedagogico standardizzato nella Ratio studiorum, applicato sistematicamente in Europa e nelle Americhe, permise la creazione di una rete di collegi e fornì un quadro comune per l’insegnamento. In tal modo, agirono come attrattori di pratiche pedagogiche, favorendo la sedimentazione di un sapere che trascendeva confini e che avrebbe influenzato le università moderne.

Mentre come attrattori riducevano la complessità di altri sistemi (educazione, politica, religione), la propria organizzazione aveva una tendenza omeostatica piuttosto che evolutiva: riproducevano le forme originarie con poche variazioni. Questo scarto divenne evidente nel Settecento, quando l’avanzare della secolarizzazione e l’assolutismo statale trasformarono profondamente l’ambiente europeo. I Gesuiti, mantenendosi fedeli alla loro forma “classica”, finirono per risultare incompatibili con le nuove dinamiche, subendo le espulsioni da numerosi stati tra il 1759 e il 1773.

Cio che si vede come contemporaneità nei gesuiti del passato potrebbe essere inteso come “Avanzamento preadattivo” (preadaptive advances) ovverosia, tratti che si evolvono per una funzione ma vengono successivamente riproposti per una nuova funzione benefica, consentendo a una specie di adattarsi a nuove condizioni. Questi “avanzamenti” coinvolgono strutture o caratteristiche che, per caso, diventano preadattate per un nuovo ambiente o scopo con poco aggiustamento strutturale. Un esempio classico sono le piume degli uccelli, che in origine servirono per l’isolamento termico e solo in seguito furono cooptate per il volo.

La Morfogenesi della Complessità

La Compagnia di Gesù può essere considerata, dal punto di vista della morfogenesi della complessità, un esempio storico significativo di come i sistemi sociali generino nuove forme organizzative capaci di sostenere e amplificare livelli crescenti di complessità. Tra XVI e XVII secolo, la sua nascita introdusse una forma organizzativa inedita: un ordine religioso fortemente centralizzato e gerarchico, ma privo di vita monastica stabile, concepito per la mobilità, l’obbedienza immediata e l’intervento diretto in molteplici ambiti (educazione, missioni, scienza, politica).

Questa innovazione rappresenta una novità morfogenetica: si generò una nuova struttura in grado di trattare una maggiore complessità rispetto alle forme conventuali tradizionali, che erano localmente radicate e regolamentate da norme relativamente chiuse e statiche.

Furono, dunque, motori di evoluzione esterna e catalizzatori di processi sociali, ma allo stesso tempo con una scarsa variabilità al loro interno. Questa paradossale combinazione —favorire l’evoluzione altrui senza evolvere essi stessi— spiega sia il loro successo folgorante sia la successiva vulnerabilità: contribuirono a innescare mutamenti che, una volta consolidati, li resero obsoleti, poiché non avevano saputo trasformarsi al ritmo degli stessi ambienti che avevano contribuito a strutturare.

Conservare innovando: Il Paradosso della Modernità

La Compagnia di Gesù si colloca in una posizione singolare rispetto ai processi di modernizzazione culturale e scientifica. Da un lato, alcuni Gesuiti furono protagonisti nella diffusione di nuove conoscenze —dalla matematica all’astronomia, dalla cartografia alle tecniche didattiche— e costruirono una rete globale di scambi e missioni senza pari. Dall’altro lato, questa apertura non coincise con un’adesione incondizionata alla logica evolutiva della modernità: le innovazioni vennero sistematicamente piegate e ricondotte entro uno schema di ordine teologico e di autorità ecclesiastica.

Fu messa in atto una strategia di incorporazione e neutralizzazione: le scoperte scientifiche e le novità venivano ricondotte e adattate a fini apologetici e pastorali. Questa dinamica fu segnata da un paradosso: la Compagnia apparve come promotrice di evoluzione e, al tempo stesso, come forza di retroazione conservativa. Invece di aprire spazi all’autonomia della scienza o all’autodeterminazione dell’uomo, utilizzò l’innovazione per rafforzare l’armonia prestabilita e la centralità della Rivelazione. Fu un modo di innovare per conservare.

Finché la modernità poteva ancora tradursi nei codici della teologia, la stabilità dogmatica, unita a una certa capacità di adattamento, risultò straordinariamente efficace. Ma quando l’autonomia delle scienze e delle istituzioni moderne divenne irreversibile, la Compagnia fu percepita come ostacolo e minaccia, fino alla soppressione del 1773.

L’Evoluzione Negativa come Filtro

Nell’Ottocento la Compagnia non apparve tanto come un centro di variazione, quanto come un dispositivo di selezione restrittiva. La sua intransigenza —espressa nel rifiuto del liberalismo, del modernismo e delle correnti secolarizzanti— non generò nuove forme istituzionali, ma agì come filtro: escluse e respinse. La sua funzione evolutiva non fu creativa, ma negativa.

Questa “modalità evolutiva negativa” —un’evoluzione orientata a una selezione severamente limitante— mostrò che anche il rifiuto, la resistenza e la rigidità potevano avere un ruolo nei processi evolutivi. L’intransigenza gesuitica non ostacolò dall’esterno l’evoluzione della società: ne divenne un fattore interno, orientandola per contrasto. Il cattolicesimo, spinto dalla Compagnia, rafforzò la propria identità attraverso la ripetizione, costringendo altri sottosistemi (come la politica liberale o la scienza positiva) a differenziarsi di più per prendere le distanze.

Si potrebbe dire che la Compagnia agì come un argine: non aprì nuovi canali, ma impedì che il flusso dell’evoluzione sociale si disperdesse. Proprio chiudendo sbocchi, incanalò indirettamente l’acqua in direzioni più definite. Così, l’intransigenza gesuitica, pur presentandosi come ostinata difesa del passato, contribuì paradossalmente all’evoluzione complessiva della società.

Lo sguardo che potremmo lanciare verso i documenti dell’archivio potrebbe tener conto del processo evolutivo, per evitare così di mettere in volo chi ancora non aveva le ali. Quanto al presente, si potrebbe dire che strategie simili di incorporazione e neutralizzazione continuano a operare; ma forse dovremmo chiederci se non stiamo ancora cercando di far volare chi, in fondo, le ali non le ha.


Scopri di più da Archives of Pontifical Gregorian University

Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.

4 risposte a "Hanno delle piume, ma non volano"

  1. Straordinaria sintesi, caro Martín Morales, delle conquiste della moderna storiografia sulla Compagnia di Gesù, quella degli ultimi quarant’anni, finalmente libera da pregiudiziali ideologiche! Significativo il tuo passaggio: “I gesuiti della Restaurazione (XIX secolo), assai più vicini a noi nel tempo, appaiono […] come figure antiche e polverose, espressione di un conservatorismo che li rende estranei al nostro presente e ancor meno capaci di accompagnarci verso un futuro incerto”, nel dare conto del paradosso della straordinaria modernità, invece, dei gesuiti tra ‘5 e ‘700, “organizzatori dell’emergente, attrattori evolutivi, motori di evoluzione sterna” … fantastico!

    Flavio Rurale

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.