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IVª Seduta 28 gennaio 2026. Ore 1730, Aula L106

Uno dei luoghi comuni più triti di celebrazione dei “classici”, che finisce per relegarli in un vuoto limbo, fuori del tempo e dello spazio, […] consiste paradossalmente nel descriverli come nostri contemporanei e nostri vicini, i più vicini dei vicini, tanto contemporanei e tanto vicini da non farci dubitare neppure per un momento della comprensione apparentemente immediata (ma in realtà mediata da tutta la nostra formazione) che crediamo di avere delle loro opere. (Méditations pascaliennes. Pierre Bourdieu)
Già Platone, nel Fedro, aveva descritto la condizione paradossale della scrittura: simile alla pittura, essa appare viva, ma resta muta; sembra parlare, ma ripete sempre la stessa cosa; esce dalle mani del suo autore e si espone a chiunque, a chi la comprende e a chi non ne ha alcun titolo, incapace di scegliersi i destinatari, di difendersi, di aiutarsi da sola. Questa “orfanilità della scrittura”, come Platone la delinea, è ciò che rende possibile la moltiplicazione delle letture e delle appropriazioni. Un testo esiste solo quando qualcuno lo legge e, leggendolo, genera nuova comunicazione.
Ciò che denominiamo comunemente “mondo” nasce da una distinzione: traccia una distinzione e il mondo comincerà ad essere, direbbe Spencer-Brown; così succede con ogni scrittura e con ogni lettura.
Il seminario sarà un’occasione per tracciare delle distinzioni e così permettere che il testo appaia innanzi ai nostri occhi. La storia delle appropriazioni del Memoriale attraversa la lettura devota del XVI secolo, riemerge nel XIX secolo con diverse connotazioni, altre si sommeranno nel XX secolo. Spesso si è cercato di scoprire nel testo la individualità di Pierre Favre, la sua esperienza, come se dal testo fosse possibile risalire alla mano che lo scrive.
Il giovane Michel de Certeau presentando la sua tesi di terzo ciclo sul Memoriale di Pierre Favre, disse che per lui era stata l’occasione di conoscere un uomo vero. Questo desiderio di raggiungere “l’uomo vero” sarà una illusione feconda, che abbandonerà più tardi per dedicarsi a descrivere non l’uomo dietro i testi, ma le pratiche, le circolazioni, i percorsi dei lettori attraverso di essi.
La lettura è un’operazione autoreferenziale: non restituisce l’intenzione dell’autore, ma costruisce un proprio percorso entro le tracce della scrittura. Anche il Memoriale di Favre ha vissuto grazie a queste appropriazioni: può essere seguito come una serie di operazioni di “bracconaggio”, per usare l’immagine di Michel de Certeau, che vede nel lettore un nomade che attraversa territori non suoi. Il seminario è una opportunità per storicizzare le diverse ricezioni di questo testo fino alle nostre.
Nella seduta si considereranno i seguenti numeri del Memoriale: 28, 120-122, 205, 207, 308.
Qui potete vedere la pagina dedicata al seminario: Le diable archiviste .
Interverranno
Pierre Antoine Fabre, Rossana Lista, Martín M. Morales
È possibile iscriversi al seminario utilizando questo link https://bit.ly/SeminarioAPUG
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