Nel mese di Febbraio 2013 ho iniziato il mio tirocinio presso l’archivio col compito di continuare un lavoro iniziato dalle precedenti tirocinanti, ovvero la catalogazione del Fondo D’Elia. In particolare il mio compito è stato quello di cercare di ricostruire gli insegnamenti di Pasquale D’Elia durante la sua carriera presso l’Università “La Sapienza”, al tempo “Regia Università di Roma”. Infatti D’Elia in seguito al suo ritorno in Italia dalla Cina ha insegnato per circa venti anni sia presso la Pontificia Università Gregoriana, con cattedra di sinologia negli anni 1939-60, sia presso la Regia Università di Roma, con cattedra di lingua letteratura e storia cinese negli anni 1941-60.
Nell’analisi del faldone che sembrava contenere tutta la documentazione e gli appunti sulle lezioni tenute alla Sapienza è emerso che nel suo percorso d’insegnamento D’Elia abbia sempre fatto molto riferimento a quelli che sono conosciuti come i Classici Cinesi, in particolar modo il Mencio, i Dialoghi di Confucio, gli Annali Storici e il Libro delle Odi. A questo proposito ho ritrovato numerosi fascicoli con traduzioni di determinati testi o passaggi di essi, probabilmente usati per spiegare il contesto culturale e storico della Cina antica. Questi testi sono infatti molto importanti per ricostruire il contesto storico dell’epoca, nonostante testi come gli Annali Storici non siano ritenuti attendibili dalla critica moderna. Il più importante fra le opere menzionate è l’ultimo, cioè il Libro delle Odi, il quale è ritenuto attendibile dalla critica e fornisce a grandi linee quella che è l’evoluzione della storia e della cultura cinese. La sua stesura viene ascritta a Confucio e si tratta di una raccolta di canti/odi popolari con i quali il popolo decantava le gesta degli imperatori e con cui si riesce a identificare il malcontento o la gioia del popolo stesso in determinate epoche e dinastie.
A proposito di ciò tra i tanti documenti ho ritrovato un fascicolo molto interessante; si tratta di una traduzione in italiano quasi per intero del Libro delle Odi, forse in previsione di una futura pubblicazione. La cosa che è parsa notevole è il fatto che al momento non esiste in Italia una traduzioni del suddetto testo. In tutto il mondo ci sono traduzioni del Libro delle Odisolo in inglese, francese e giapponese. Il mio compito è stato quello di mettere insieme tutte le traduzioni presenti nel suddetto fascicolo e affiancarvi l’ode in lingua originale. Da queste traduzioni sono emerse quelle che sono state le varie versioni alle quali si è appoggiato e con cui si è aiutato per il suo lavoro il padre D’Elia (Zottoli, Legge e Couvreur).
L’esperienza è stata per me un percorso formativo molto interessante sia per la conoscenza diretta di determinati aspetti della cultura cinese, che ho reso oggetto primario del mio percorso di studi universitario, sia per essermi resa conto dell’importanza costituita da questi materiali e della documentazione in generale conservata in un archivio, poiché sono riuscita a comprendere quelle che possono essere le potenzialità di determinati documenti e quelle che possono essere le svolte future nella comprensione del passato proprio a partire dai documenti.
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