Spiritualità


Ogni spiritualità ha come referente il sistema sociale nel quale circola. Secondo Michel de Certeau, se la spiritualità mette al centro il problema del rapporto con la divinità, non può farlo che a partire dagli stessi termini in cui sorge la questione circa le probabilità e le modalità di questa relazione.

Caravaggio (attrib.) Maddalena in estasi [Gregori]

Il “linguaggio” che parlano gli uomini è il linguaggio della spiritualità.

La spiritualità è essenzialmente storica. Se questo è così, come tornare agli antichi testi della “spiritualità ignaziana” che parlano un linguaggio a noi quasi incomprensibile, che praticano un dire “selvaggio”. Dovremmo avere al nostro fianco interpreti che traducano e tradiscano. Funambolismi da turcimanno che farà di tutto per vendere una versione accettabile per tutti eliminando delle differenze che possano scomodare gli uni o gli altri. Serviranno degli ammaestratori, più che dei maestri, che possano addomesticare quei concetti e metafore che ai nostri occhi appaiono come ridicole bizzarrie.

Si pensi per un’istante ad alcuni testi di un celebre maestro spirituale del XVII secolo: il gesuita Joseph Surin (1600-1665). Il modello e lo specchio della vita spirituale, come non poteva essere altrimenti, lo si trova nella corte. Intento a spiegare l’arte di conversare con Gesù dichiara, nei suoi Fondamenti della vita spirituale, che questo conversare è simile a quello che fa il buon cortigiano con il suo re:

La troisième partie de cette art de conversation consiste en l’humilité de cœur; car comme le service des Courtisans est la civilité parfaite, de même le service des Courtisans de notre Seigneur en son cabinet intérieur, est de se comporter avec lui en grande humilité.

Les fondemens de la vie spirituelle, p. 82

Rassegnarsi a spiegare le cose, facendo un fumoso accenno alla varietas temporum spesso è una pigrizia mascherata per non spiegare che non solo i tempi cambiano ma anche le osservazioni sulle cose, sui valori, sui concetti si evolvono e mutano. Annullare e non descrivere le differenze, pensare che navighiamo sullo stesso fiume, che cambia soltanto il paesaggio che lo attraversa, vuol dire rifiutare di comprendere.

In un momento nel quale sembra aumentare l’interesse per la “spiritualità ignaziana”, e per gli Esercizi Spirituali in particolare, abbondanti documenti sulla “spiritualità ignaziana” rimangono indisturbati nel buio dell’archivio (vedi link). Abbiamo tentato anche di richiamare la attenzione degli studiosi aprendo nel portale GATE una sezione dedicata ad alcuni di questi manoscritti: https://gate.unigre.it/mediawiki/index.php/Varia_Spiritualia

Se la spiritualità si mette al centro, gli archivi vanno in periferia. Ma soprattutto, perché tornare alle antiche carte? Michel de Certeau risponderebbe per avere lo stupore (ἔκστασιςekstasis) della rottura, come le donne davanti al vuoto della tomba del Cristo, che precisamente grazie al vuoto è sempre instauratrice di qualcosa d’altro. Operazione questa propria della storia.


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Una risposta a "Spiritualità"

  1. Non vogliamo che gli archivi vadano in periferia o siano periferici al tutto.

    ________________________________________________ Prof. Ottavio Bucarelli Direttore Dipartimento dei Beni Culturali della Chiesa Facoltà di Storia e Beni Culturali della Chiesa Pontificia Università Gregoriana Piazza della Pilotta, 4 – 00187 Roma Tel. + 39.06.6701.5685 E-mail: bucarelli@unigre.it Web page: http://www.unigre.it/Prof/bucarelli

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