In qualche occasione ho considerato il lungo viaggio che realizzarono i libri dei gesuiti. In quelle pagine mi riferivo ai libri che i gesuiti portarono in America, nei secoli XVII al XVIII, e con i quali fondarono grandi biblioteche nelle loro università ma anche in villaggi sperduti. Questa sorte viaggiatrice continuò ad accompagnare questi volumi fino a quando, cacciati i gesuiti dalle loro case e collegi, essi furono destinati a fondare biblioteche nazionali, confluire nei fondi di altri ordini religiosi o di biblioteche private, mentre altri si dispersero in mille rivoli.
Gli archivi dei gesuiti ebbero un destino simile. L’Archivio generale dell’Ordine, dopo la soppressione dei gesuiti (1773), trovò rifugio nel Collegio Germanico Ungarico (Piazza Sant’Apollinare, Roma), fu poi trasportato a Exaten e da là a Valkenburg per tornare finalmente a Roma.
L’Archivio Storico della Pontificia Università Gregoriana racconta anche una serie di tormentosi itinerari. Fu murato dai gesuiti che dovettero abbandonare il Collegio Romano. Ritrovato dalle autorità della nascente Biblioteca nazionale di Roma, una parte fu conservata per anni in una soffitta dello stabile per poi ricongiungersi nella Curia Generalizia con altri Fondi Gesuiti restituiti a metà del secolo scorso. Infine le autorità della Compagnia di Gesù decisero di radunare tutto il materiale di insegnamento del Collegio Romano nell’attuale archivio dell’Università. Ma i codici continuarono il loro viaggio.
Nell’attuale sede della Università fu ricavato un locale, tra il primo e il secondo piano nell’area della traspontina, per accogliere i codici. Tra gli anni 1948-55 l’archivio subì un trasloco perché per ben due volte, a causa di una rottura dell’impianto idrico del locale sovrastante, si bagnarono, con pesanti conseguenze, alcuni codici. Un codice del celebre Francisco Suarez (1548-1617), Tractatus de Deo et Predestinatione, fu vittima di questa malaugurata pioggia. Un attento raffronto della scheda del catalogo topografico con lo stato attuale del codice FC 1325/I testimonia ciò che si poteva leggere sul dorso del volume prima dell’incidente e il danno prodotto dall’acqua con la susseguente perdita di informazioni (si veda questo link). Questo danno è da annoverare non nella lunga catena dell’uso della documentazione o all’inesorabile passaggio del tempo o alle azioni degradanti di materiali originali (colle, inchiostri, ecc) ma a una scelta poco felice e previdente ed a uno scarso livello di guardia. Molti dei codici possono raccontare storie di danni recenti.
Dal 1956 al 1983 l’Archivio fu trasferito sopra la cappella degli studenti. Quando si decise di fare la libreria dell’Università l’Archivio fu nuovamente spostato. Questa volta la destinazione fu nell’ammezzato tra pian terreno e primo piano, all’interno della comunità religiosa. Le dimensioni ridotte di questi locali obbligarono a lasciare tutto il fondo moderno chiuso in scatole di cartone. Altri documenti (microfilm, videocassette, collezioni fotografiche) furono collocati in appositi armadi lungo un corridoio.
Dal 2006 l’Archivio si trova nella sua nuova sede nella zona della traspontina, questa volta tra il piano terra e il primo piano. Quasi verrebbe da dire: requiescat in pacem, se non fosse che vogliamo disturbare il suo nascondimento secolare, stupirci con i suoi segreti, conoscerlo per quanto possibile, valorizzarlo, se non fosse che sentiamo un debito e una responsabilità.
L’Archivio Storico della Pontificia Università Gregoriana racconta anche una serie di tormentosi itinerari. Fu murato dai gesuiti che dovettero abbandonare il Collegio Romano. Ritrovato dalle autorità della nascente Biblioteca nazionale di Roma, una parte fu conservata per anni in una soffitta dello stabile per poi ricongiungersi nella Curia Generalizia con altri Fondi Gesuiti restituiti a metà del secolo scorso. Infine le autorità della Compagnia di Gesù decisero di radunare tutto il materiale di insegnamento del Collegio Romano nell’attuale archivio dell’Università. Ma i codici continuarono il loro viaggio.
Nell’attuale sede della Università fu ricavato un locale, tra il primo e il secondo piano nell’area della traspontina, per accogliere i codici. Tra gli anni 1948-55 l’archivio subì un trasloco perché per ben due volte, a causa di una rottura dell’impianto idrico del locale sovrastante, si bagnarono, con pesanti conseguenze, alcuni codici. Un codice del celebre Francisco Suarez (1548-1617), Tractatus de Deo et Predestinatione, fu vittima di questa malaugurata pioggia. Un attento raffronto della scheda del catalogo topografico con lo stato attuale del codice FC 1325/I testimonia ciò che si poteva leggere sul dorso del volume prima dell’incidente e il danno prodotto dall’acqua con la susseguente perdita di informazioni (si veda questo link). Questo danno è da annoverare non nella lunga catena dell’uso della documentazione o all’inesorabile passaggio del tempo o alle azioni degradanti di materiali originali (colle, inchiostri, ecc) ma a una scelta poco felice e previdente ed a uno scarso livello di guardia. Molti dei codici possono raccontare storie di danni recenti.
Dal 1956 al 1983 l’Archivio fu trasferito sopra la cappella degli studenti. Quando si decise di fare la libreria dell’Università l’Archivio fu nuovamente spostato. Questa volta la destinazione fu nell’ammezzato tra pian terreno e primo piano, all’interno della comunità religiosa. Le dimensioni ridotte di questi locali obbligarono a lasciare tutto il fondo moderno chiuso in scatole di cartone. Altri documenti (microfilm, videocassette, collezioni fotografiche) furono collocati in appositi armadi lungo un corridoio.
Dal 2006 l’Archivio si trova nella sua nuova sede nella zona della traspontina, questa volta tra il piano terra e il primo piano. Quasi verrebbe da dire: requiescat in pacem, se non fosse che vogliamo disturbare il suo nascondimento secolare, stupirci con i suoi segreti, conoscerlo per quanto possibile, valorizzarlo, se non fosse che sentiamo un debito e una responsabilità.