La digitalizzazione degli inventari dei fondi storici: i motivi di una scelta controversa – Irene Pedretti


Soltanto un indice, nient’altro. Ma attraverso questo indice si fa riferimento a un altr’ordine, a un altro “modo dell’ordine”, che si offre al nostro pensiero come ciò che lo rende confuso e al tempo stesso lo affascina. […] L’eteronomia è, simultaneamente, stimolante e inammissibile. (Michel de Certeau, Storia e Psicoanalisi )
Passeggiando tra i moderni compact dell’archivio gli antichi documenti e le preziose legature richiamano l’attenzione del fortunato archivista. Solo lui ha il privilegio di aprire un manoscritto e scoprirlo intonso dopo 400 anni, di perdersi nella lettura di testi oscuri e non ultimo di rammaricarsi qualora scopra danni, a volte irreparabili, su questi preziosi cimeli.


Ma l’archivista oggi non deve considerarsi l’unico detentore della conoscenza contenuta nel suo archivio: deve consentire di raggiungere le informazioni relative al documento possibilmente nella forma più completa.
L’unico strumento di ricerca per lo studioso di questo archivio era sino a poco tempo fa il vecchio inventario topografico a schede. Le informazioni contenute nelle schede oltre ad essere minimali si sono spesso rivelate errate o insufficienti.
Per queste ragioni l’archivio è entrato in MANUS software che consente una dettagliatissima descrizione codicologica del manufatto. Questa fase di ri-catalogazione prevede lo studio “libro in mano” del documento, ricerche bibliografiche e confronti con il materiale documentario conservato presso l’archivio. In un anno sono state inserite circa 150 schede esaustive su un patrimonio di oltre 6000 manoscritti.
Da questi numeri emergono chiaramente i tempi lunghi della metodologia di descrizione esaustiva.
Pur continuando sulla strada intrapresa si è palesata l’esigenza di fornire per i manoscritti dei fondi antichi le notizie inserite nelle schede dell’inventario topografico provvedendo alla digitalizzazione delle schede e corredandole di indici (sempre sulla base delle intestazioni rilevate sulle schede). Questo veloce inserimento di immagini e dati ha consentito di pubblicare in pochi mesi l’inventario del Fondo Curia e prossimamente gli altri inventari a schede presenti in archivio.
Pur sembrando contraddittori i due interventi risultano assolutamente integrabili, tanto che nell’inventario digitalizzato disponibile on-line sono presenti i link alle schede già inserite in MANUS. I livelli di ricerca saranno purtroppo molto diversi ma è preferibile fornire questo tipo di informazioni per quanto imprecise o incomplete che lasciare ancora per molti anni questi manoscritti privi della loro “carta d’identità”.  Irene Pedretti

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