
Si tratta di un codice di 210 x 144 mm, 221 carte (di cui 60 bianche), che è stato rilegato in cartone e fascicolato in modo da alternare la parte manoscritta con alcune parti di un’esemplare dell’opera a stampa Thesaurus contexendarum epistolarum, formandaeque linguae, ad imitationen Ciceronianae dictionis locupletissimus: ex Ciceronis operibus, ad usum juventutis olim congestis di Andreas Dethier (Antwerpen, Joannes Withagius, 1561). Di quest’opera risultano diverse edizioni stampate tra il 1544 e il 1602, l’edizione in questione è di 381 pagine (più 6 che contengono l’indice tematico dell’opera, di fatto sono soggetti riferiti a vari temi possibili che possono necessitare nella redazione di una lettera).
Il personale dell’APUG ha apposto una numerazione a lapis delle carte, comprendendo anche le pagine a stampa dell’edizione del Thesaurus che è un’opera appunto nata per essere un formulario epistolare sulla base di citazioni attinte dalle opere di Marco Tullio Cicerone (106-43 a.C.) , lettere, orazioni, trattati filosofici.
Nel codice risultano fascicolate le pp. 184-379 dell’edizione, più le 6 pagine dell’indice; le parti manoscritte sono opera di due mani differenti, la prima, cinquecentesca, ha apposto delle citazioni attinte da Cicerone (es: alla c. 52v, la citazione è presa dalla p. 397 paragrafo 14 del Tomus secundus operum M. Tullii Ciceronis, omnes eius orationes complectens: quarum indicem inuersa pagina te docebit. Variae lectiones ex permultis antiquiss. ac manuscriptis exemplarib. quibus prior lectio (si quid ab ea immutatum est) nonnullaeque doctiorum coniecturae adiunctae sunt. Index
copiossimus rerum ac verborum memoria digniorum Lutetiae : apud Carolum Stephanum, typographum regium, 1554), e altri autori come per integrare e aggiungere qualcosa all’opera di Diether, la seconda mano, seicentesca, pare invece commentare e inserire altre citazioni in Lingua latina.
Il codice, di autore ignoto, è in condizioni precarie, e in moltissimi casi la scrittura della seconda mano risulta molto sbiadita.
L’edizione a stampa si componeva di 381 pagine più l’indice, e nel manoscritto sono state utilizzate solamente le pp. 184-379, è pertanto lecito ipotizzare che vi fosse un altro volume simile a quello analizzato che conteneva la prima parte del formulario epistolare.
Molte delle carte sono bianche, e pertanto molti temi che Diether tratta nell’edizione a stampa non sono stati integrati e/o commentati da coloro che hanno vergato il codice.
E’ possibile considerare questo documento ibrido tra la stampa e il manoscritto come preparatorio per lezioni o comunque utilizzato nell’ambito accademico da diversi maestri di retorica del Collegio Romano.
Si tratta di un testimone prezioso per la storia dell’insegnamento (se si tratta di opera destinata alla didattica) e del Fortleben di Cicerone come modello epistolografico. Dal confronto minuto con la tradizione a stampa potranno forse emergere elementi interessanti volti a chiarire il rapporto tra il manoscritto (una minuta?) e il testo per il pubblico dei lettori. Altrettanto interessante la possibilità di individuare la rete delle citazioni di Cicerone. Per questo i CD-rom e le banche-dati testuali saranno di grande aiuto. Sarà inoltre interessante (e importante) capire (se possibile) la provenienza del pezzo. Mette conto lavorarci.
Caro Prof. Bartola, la invito a segnalarci link a dati individuati in banche dati relativi a questa documentazione in modo da ampliare la rete della ricerca intorno a questo insolito testimone. Le porte dell’Archivio sono aperte alla sua preziosa collaborazione per approfondire lo studio di questo e di altri codici.