Vincenzo Figliucci: le lodi della matematica – Claudia Donadelli


APUG, Fondo Curia 1715

Nato a Siena il 7 agosto 1566, studia filosofia prima di entrare nella Compagnia di Gesù a Roma il 14 settembre 1584; nel 1585 intraprende il quadriennio teologico al collegio gesuitico di Napoli, dove, conclusi gli studi nel 1590, insegna filosofia fino al 1592, poi è prefetto delle scuole (1593-1594) e quindi docente di matematica nel biennio 1593-1595. Il 24 aprile 1601 emette a Roma la professione dei 4 voti. Nel Collegio Romano insegna Casus dal 1600 al 1604 e dal 1607 al 1613, mentre è più dubbio che vi abbia insegnato Mathesis dal 1610 al 1611, come ritiene Villoslada. È rettore dei collegi di Siena (1596-1599), di Firenze (1604-1606) e di Loreto (1606-1607); dal 1616 è Penitenziere nella basilica di San Pietro a Roma e responsor quaestionibus conscientiae. Muore a Roma il 5 aprile 1622.

Come autore è noto per aver scritto un trattato di teologia morale in due tomi che ebbe grande successo, Moralium quaestionum de Christianis officis et casibus conscientiae, pubblicato nel 1622 e più volte ristampato, e un compendio (pubblicato postumo nel 1626). Tacciato di lassismo anche dai giansenisti, che lo accusavano di favorire il probabilismo, fu oggetto degli strali di Blaise Pascal che nelle sue Lettres Provinciales lo cita ripetutamente come lassista. Quattro delle sue sentenze furono in effetti condannate come lassiste, il 24 settembre 1665 e il 2 marzo 1679.  

Sebbene sia più conosciuto come moralista, Figliucci si adoprò anche nel campo delle scienze matematiche. Collaborò con Christophorus Clavius durante il soggiorno di quest’ultimo nel Collegio di Napoli, sperimentando gli ordinamenti della Ratio studiorumper la parte attinente alle matematiche[i]. Frequentò l’accademia di matematica del Collegio Romano nel 1602, ma è presumibile che l’avesse fatto anche in altri anni. Negli anni del suo soggiorno romano, svolse anche la funzione di censore per la stampa di opere di matematici gesuiti: si conservano infatti brevi giudizi sulla Geometria practica e l’Algebradi Clavius (ARSI, F.G. 652, 288r e 290r) e sulle tavole delle stelle fisse di Grienberger (ARSI, F.G. 652, 289r).
È stato inoltre identificato come l’autore delle Stanze sopra le stelle, e Macchie Solari, scoperte col nuovo occhiale, con una breve dichiarazione, pubblicato a Roma nel 1615 sotto lo pseudonimo di Lorenzo Salvi e a nome di Flaminio Figliucci, probabilmente il suo secondo nome o il nome da laico[ii]: in quest’opera, Figliucci risolveva la polemica tra Galileo e Scheiner sulle macchie solari attribuendo la primazia a ciascuno nel proprio paese, ma al primo la precedenza nell’osservazione delle novità celesti[iii]. La sua cosmologia tuttavia riproponeva ancora come modello l’Almagesto[iv].
Agli anni dell’insegnamento della matematica al collegio gesuitico di Napoli (1594-95) sono invece databili i manoscritti inediti contenuti nel codice F.C. 1715 conservato presso l’Archivio Storico della Pontificia Università Gregoriana, Elementa Euclidis et praefationes in laudem Mathematicarum scientiarum habitae in Collegio Neapolitano (1594-95): si tratta di testi delle lezioni in parte del corso pubblico e in parte presumibilmente di un corso avanzato[v].
Il codice è composto da tre Praefationes in laudem Mathematicarum scientiarum (cc. 1-35r), dai In Euclidis Elementa Prolegomena con stralci relativi ai primi tre Libri degli Elementi di Euclide (cc. 36-63r) e due estratti dal Quinto Libro (De Proportionibus, cc. 74-86r) e dal Libro XI (c. 106r), da un trattatello di aritmetica (cc. 94-99r), due carte sulla “Regola del tre” (c. 100r) e sull’estrazione della radice quadrata (c. 104r), dalle Proposizioni dei primi due Libri della Sfera di Teodosio (cc. 106v-107r), concludendosi con le Propositiones aliquae Geometricae ad excercendos discipulos (cc. 118-122r)[vi].
Le tre Praefationes in laudem Mathematicarum scientiarum furono tenute nel collegio di Napoli rispettivamente il 18 aprile e il 19 nottobre del 1594 e il 19 ottobre 1595: le prime due (cc. 1-14r e 16-26r) sono imperniate sugli aspetti speculativi e epistemologici della matematica, l’ultima (cc. 28-35r) sulla funzione della matematica nella pratica[vii]. Le orazioni sono mirate “a dimostrare l’utilità delle scienze matematiche, esaltarne la loro specifica valenza, precisarne le differenze con il resto della filosofia naturale, stabilire gli effettivi rapporti di interdipendenza tra la matematica e la fisica, far riconoscere alla matematica dignità pari se non maggiore al resto della filosofia”[viii]. Figliucci reinterpretava le dottrine neoplatoniche in chiave cristiana: le sue idee sul rapporto di convivenza tra la matematica e la fisica nell’ambito della filosofia naturale richiamavano quelle di Niccolò Cusano e di Pierre de la Ramée; egli, infatti, contestando la logica sillogistica aristotelica, sosteneva la necessità di superare gli schemi culturali tradizionali per porre, invece, il metodo dialettico, considerato come quello naturale, alla base di ogni discussione scientifica[ix]. Lo “svolgimento veritativo riconosciuto alle astrazioni matematiche” lo poneva tra quanti, all’interno della Compagnia di Gesù, rifiutavano l’egemonia dei filosofi[x].
Tra i suoi libri conservati alla Biblioteca Apostolica Vaticana, si annoverano i due Computusclaviani del 1597 con dediche autografe di Clavius.
Note al nome, fonti o note bibliografiche:
J. FEJER, Defuncti primi saeculi, I, p. 90: Filiuccius, Vincen.; R. GATTO, Tra scienza e immaginazione. Le matematiche presso il collegio gesuitico napoletano (1552-1670 ca.), Firenze, Leo. S. Olschki, 1994, p. 384: Figliucci, Vincenzo; C.E. O’NEILL-J. M. DOMINGUEZ, Diccionario Histórico de la Compañía de Jesús, II, p. 1416: Figliucci (Filiucci), Vincenzo; C. SOMMERVOGEL, Bibliothèque de la Compagnie de Jésus, III, coll. 735-738: Filliucci, Vincent(in alcune edizioni compare con il nome di Flaminio Filliucci); R.G. VILLOSLADA, Storia del Collegio Romano, pp. 221, 325, 335: Filliucci, V.
ARSI, Ital. 5, 32, 35: Filiutius, Vincentius
SBN [15/11/2010]: Figliucci, Flaminio; LOC [15/11/2010]: non presente.

[i] La diffusione del copernicanesimo in Italia: 1543-1610, acura di M. Bucciantini e M. Torrini, Firenze, L. S. Olschki, 1997, p. 170.
[ii] Gliene attribuì per primo la paternità Antonio Favaro, accreditata in seguito anche da Carlos Sommervogel. Cfr. Il carteggio di Christophorus Clavius, ed. critica a cura di U. Baldini e P.D. Napolitani (copia dattiloscritta presso Archivio Storico della Pontificia Università Gregoriana, Roma 1992), vol. I:Introduzione e strumenti, parte II: Biografie, p. 41; C. SOMMERVOGEL, Bibliothèque de la Compagnie de Jésus, III, col. 735.
[iii] C. Dollo, Galileo Galilei e la cultura della tradizione, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2003, pp. 197 s; L. Ingaliso, Filosofia e cosmologia in Christoph Scheiner, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2005, p. 152 n. 57.
[iv] C. Dollo, Galileo Galilei e la cultura della tradizione, p. 198.
[v] U. Baldini, Legem impone subactis: studi su filosofia e scienza dei gesuiti in Italia (1540-1632), Roma, Bulzoni, 1992, p. 148 n. 31.
[vi] R. Gatto, Tra scienza e immaginazione. Le matematiche presso il collegio gesuitico napoletano (1552-1670 ca.), Firenze Olschki, 1994, p. 39 n. 72.
[vii] R. Gatto, Tra scienza e immaginazione, p. 50.
[viii] R. Gatto, L’attività scientifica dei Gesuiti a Napoli, in Christoph Clavius e l’attività scientifica dei Gesuiti nell’età di Galileo, Atti del convegno Internazionale (Chieti, 28-30 aprile 1993), a cura di U. Baldini, Roma, Bulzoni, 1995, p. 287.
[ix] R. Gatto, L’attività scientifica dei Gesuiti a Napoli, p. 287.
[x] C. Dollo, Galileo Galilei e la cultura della tradizione, pp. 197 s.

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