Un Rettore al Polo Nord


svalbardMolto probabilmente P. Giuseppe Gianfranceschi SJ (Arcevia, 21 febbraio 1875 – Roma,  9 luglio 1934) è stato il gesuita più settentrionale che la storia abbia mai conosciuto. Era rettore della Pontificia Università Gregoriana (1926-1930) quando il generale della Regia Aeronautica Militare del Regno d’Italia, Umberto Nobile (Lauro 1885 – Roma 1978), su indicazione di Pio XI, gli chiese di partecipare alla sua seconda spedizione al Polo Nord con il dirigibile Italia. È possibile che Nobile abbia conosciuto P. Gianfranceschi nel Collegio Romano, dove nel 1916 si tenevano alcuni corsi nella scuola di aviazione civile, mentre il giovane gesuita insegnava astronomia e fisica. Secondo alcune fonti (Treccani, voce del Dizionario biografico degli italiani) la stessa moglie di Nobile avrebbe chiesto che un cappellano accompagnasse il marito nella spedizione.  La presenza di Gainfranceschi era stata motivata, non solo per svolgere diverse attività pastorali durante la missione, ma anche per le sue competenze scientifiche. È stato tra i primi a capire l’importanza della teoria della relatività di A. Einstein pur senza mai abbandonare le sue posizioni aristotelico-tomiste. Per questo motivo presentò le sue posizioni contrarie alla teoria dei quanti. Nei suoi Capitoli di fisica contemporanea (Roma 1932) ipotizza che certi fenomeni fisici, pur innegabili, dovranno trovare una teoria che fosse consona e che non urtasse con i principi della filosofia classica.  Nel 1929 Pio XI affidò a Guglielmo Marconi la creazione della Radio Vaticana e proprio P. Gianfranceschi fu il suo primo direttore (21 settembre 1930). Nacquerro così tra i due scienziati valide collaborazioni.

Gianfranceschi non prese parte all’ultima parte del viaggio del dirigibile che finì in modo drammatico il 25 agosto 1928, ma potè seguire le operazioni dalla nave della Marina Reggia Città di Milano che si trovava alla fonda nella Baia del Re (Kongsfjorden) un fiordo dell’isola Spitsbergen, la più stessa dell’isole isole Svalbard.

La cronaca di quei giorni racconta che il 15 maggio, alle ore 13:20, Padre Gianfranceschi celebrò una messa prima del secondo viaggio dell’Italia nella Baia del Re presso l’hangar a Ny-Ålesund.

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P. Gianfranceschi in preghiera circondato da un gruppo di uomini

 

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Telegramma pontificio congratulandosi per il lancio della Croce sul pack del Polo Nord (La Stampa 25/05/1928)

Di questa celebre spedizione l’Archivio conserva nel Fondo Gianfranceschi, oltre a una vasta documentazione, tra cui quella sulle origini della Radio Vaticana, anche una preziosa raccolta fotografica di 83 diapositive in lastra di vetro. Le diapositive sono state restaurate e conservate in appositi contenitori. Dopo l’operazione di restauro le immagini sono state acquisite con uno scanner Epson Perfection V850 Pro adatto all’acquisizione di materiale fotografico. Queste immagini digitalizzate, così come il Fondo Gianfranceschi, restano a disposizioni dei ricercatori.

 

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Scheda di Restauro

Ente: Archivio Storico della Pontificia Università Gregoriana

Fondo: Gianfranceschi

Autore: Anonimo

Datazione: 1928

Tecnica: Diapositive su lastra di vetro alla gelatina al bromuro d’argento

Formato (cm): 10×8,5

LO (illuminamento annuale): 42.000 lux/h (560 ore di esposizione a 75 lux)

Restauratore: Simona Cicala – giugno 2018

Stato di conservazione

Il Fondo Gianfranceschi comprende una raccolta di 83 diapositive su lastra di vetro alla gelatina al bromuro d’argento conservate all’interno di un contenitore di legno non idoneo alla conservazione. Si tratta di lastre per proiezione di formato 10×8,5 cm, dotate di un vetro ausiliare a protezione del lato emulsione e una cornice di carta a chiusura del sandwich, secondo il seguente schema:

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La necessità di un vetro di supporto, nasceva dal fatto che i proiettori usati per ingrandirle – chiamati lanterne magiche – erano dotati di lampade che producevano un forte calore, per cui era necessario proteggere l’emulsione fotografica. Ciascuna lastra è inoltre dotata di un segno di colore bianco sul margine inferiore sinistro proprio ad indicare il lato emulsione in modo da favorire la corretta collocazione della lastra nel proiettore.

Lo stato di conservazione generale è discreto. I principali fattori di degrado possono essere riassunti in due classi: fattori esterni (cause estrinseche), imputabili all’ambiente di conservazione o ad una non corretta manipolazione, e fattori interni (cause intrinseche), derivanti dai processi di fabbricazione o dai materiali impiegati per la loro produzione.

Tra i fattori esterni, le diapositive hanno sofferto il mancato rispetto dei parametri micro-ambientali, in particolar modo l’oscillazione del valore dell’umidità relativa che ha favorito la formazione di specchio d’argento [1]  – concentrato per lo più sui margini perimetrali dell’immagine – e la proliferazione di muffe sia sul lato supporto che all’interno del sandwich (identificabili in forma localizzata con la comparsa del tipico aspetto radiale dato dalla crescita del micelio fungino, fig.3). Le condizioni favorevoli per il suo sviluppo sono un valore di T tra i 24 e i 30°C e di UR tra il 65% e l’80%.

Per quanto concerne le tipologie di danno determinate da cause di tipo accidentale (imputabili a una non corretta manipolazione del materiale), vi sono graffi e lacune di lieve entità, impronte digitali (fig.5), distacco della cornice di carta (fig.4), residui di adesivo e polveri (depositate sia in superficie che all’interno del sandwich). Le lastre n° 4 e 5 sono interessate da rotture (fig.6) e incrinature (fig.7).

Per quanto riguarda, invece, i fattori interni di degrado, riferibili a cause intrinseche (determinate dai processi di fabbricazione o dai materiali impiegati per la loro produzione) si segnala la presenza, in sporadici casi, di alterazioni cromatiche quali ingiallimento e formazione di macchie sull’immagine[2].

Si segnala, infine, la presenza di mascherature realizzate mediante l’adesione sul lato emulsione di una porzione di carta di colore nero finestrata a seconda del taglio che l’autore volveva dare all’immagine ripresa. In particolare, la diapositiva FG26 presenta una mascheratura ricavata da cartoncino pubblicitario Agfa che, con buona probabilità, potrebbe essere la marca commerciale delle lastre.

Intervento di restauro

L’intervento di restauro ha previsto la pulitura delle diapositive, il consolidamento dei sollevamenti/distacchi della cornice di carta e un nuovo condizionamento idoneo alla conservazione.

Le operazioni di pulitura hanno riguardato sia il lato recto che il verso delle diapositive. Inizialmente si è proceduto con la spolveratura mediante pompetta ad aria, pennello a setole morbide ed infine panno in microfibra.  È poi seguita la pulitura ad umido realizzata con tre passaggi di solventi: 100% acqua di distillata; soluzione idroalcolica 50:50; 100% alcol etilico puro.

Il consolidamento della cornice di carta è stato eseguito mediante metilidrossietilcellulosa Tylose MH 300 P in concentrazione all’8% p/V, applicato con pennello e stecca di teflon.

Ciascuna lastra è stata segnata con un nuovo numero di inventario riportato a matita sull’angolo inferiore destro lato emulsione, collocata in una busta a quattro falde di carta acid freee inserita in un contenitore con coperchio distaccato e ideale per la conservazione verticale, realizzato in 100% alfa cellulosa, con riserva alcalina (carbonato di calcio) e pH 8,5 – 9,0. Sia le buste che i contenitori rispondono alle norme PAT (Photographic Activity Test)[3].

Le diapositive FG4 e 5, interessate da rotture e incrinature, sono state separate dal fondo in attesa di un ulteriore intervento di restauro.

___________

[1] Un riflesso metallico che si estende dal bordo verso il centro dell’immagine e visibile dal lato emulsione. È favorito dall’alta reattività della gelatina all’umidità ed è legato ai processi di ossidazione e riduzione dell’argento filamentare in argento metallico. Può interessare le zone perimetrali dell’immagine o investirla totalmente. 
[2] È un tipo di degrado dovuto a un lavaggio poco accurato o un fissaggio esaurito (dove cioè non è stato eliminato del tutto l’iposolfito di sodio usato per il fissaggio).
[3] Il Photographic Activity Test è un test definito nel 2007 dalla International Standards Organisation standard (ISO 18916:2007 Imaging materials – Processed imaging materials – Photographic activity test for enclosure materials) e definito dall’ IPI (Image Permanence Institute).

 

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Figura 8
Fig. 8 (FG26), mascheratura con cartoncino Agfa

 

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Figura 9. Spolveratura: pompetta ad aria, pennello a setole morbide, panno in microfibra
Figura 10
Fig. 10 Pulitura a tampone

 

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Fig. 11 Consolidamento con Tylose MH300P e stecca di teflon

 

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3 risposte a "Un Rettore al Polo Nord"

  1. Una serie di notizie inedite e molto interessanti….Grazie! Una figura, quella del P. Rettore, sicuramente da approfondire e valorizzare: un tassello in più per chi mai dovesse scrivere (se già non esiste) la storia della Radio Vaticana. Fa sorridere la difesa in extremis e ad oltranza delle posizioni aristotelico-tomiste.
    Grazie ancora!
    A.B.

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