
Il P. Luis Martín, preposito generale dei gesuiti tra il 1892 e il 1906, ha lasciato 5.000 pagine delle sue memorie che si conservano nell’Archivio dei gesuiti a Loyola (Guipúzcoa, Spagna) pubblicate nel 1988. Per quelli che si trovano tra le mani il compito di conservare la memoria materiale dei gesuiti alcune delle sue pagine provocano una inquietante estraneità (Unheimlichkeit). Questo è il sentimento angosciante, secondo Freud, che suscitano le immagini oniriche di volti senza occhi, corpi decapitati o castrati. Questa sensazione potrebbe essere anche stimolata dalla lettura di alcune di queste pagine, circa le vicende degli archivi e biblioteche alla fine del XIX secolo, alla luce dello stato attuale in cui oggi si trovano.
Martín ricorda nelle sue Memorie i suoi giorni di studente gesuita al Collegio Massimo di San Marcos nella città di León (Spagna) erano i giorni della rivoluzione che finirà con il regno di Isabel II, conosciuta come “la gloriosa” o “la settembrina”.
Il rettore della casa radunò tutta la comunità dove si trovava Martín e annunciò i tragici giorni che stavano per arrivare che finiranno con l’espulsione dei gesuiti. Il giovane scolastico Martín ricorda nel suo diario la paura di quelle ore: i nervi si eccitarono e perfino le necessità naturali si fecero sentire. Non vi preoccupate -dichiarò il P. Rettore- io mi son cambiato il pantalone almeno sei volte e questa sarà la settima. Se qualcuno sente paura già sa dove si trovano i servizi. Giorni più tardi un gruppo armato prese possesso della città di León e decise l’espulsione dei gesuiti di San Marcos. Pochi studenti rimasero nel Collegio per salvare alcune cose: il laboratorio di Fisica e la biblioteca furono le due cose che per primo attirarono la nostra attenzione… Tantissime scatole piene di libri furono mosse dalla biblioteca alla portineria attraverso una catena di fratelli per portarli dopo a una serie di case amiche nella città… Non dimenticherò mai -continua Martin- quanto sembrava triste San Marcos, la paura che i rivoluzionari entrassero l’indomani e portando via tutto quello che avrebbero trovato ci dava la forza per salvare dalle loro grinfie quanto fosse possibile.
Anni più tardi, diventato generale dell’Ordine, Martin (1893) poté rivivere quelle ore. Il bisogno indicato dalla Congregazione Generale 24ª di scrivere la storia della Compagnia di Gesù obbligò il generale a sistemare gli archivi antichi della curia generale che erano stati alloggiati all’ultimo piano del Collegio Germanico Ungarico di Roma (Piazza di Sant’Apollinare). Tenere l’Archivio storico a Roma non era sicuro; c’era il rischio che il governo se ne appropriasse… Alcuni giorni più tardi ho saputo grazie al P. Ehrle –scrive Martín- che il governo italiano era molto interessato a confiscare tutto il materiale, così aveva detto al P. Ehrle lo stesso direttore dell’archivio romano. Pertanto il generale decise di portare tutto l’Archivio alla città di Exaten (Regno dei Paesi Bassi). Il trasloco si fece in assoluto segreto, anche tra i gesuiti, perfino i superiori italiani furono tenuti all’oscuro del piano. Poco a poco tutto l’archivio fu prima collocato insieme alla biblioteca del P. generale, che si trovava nello stesso collegio Germanico-Ungarico, e poi portato fuori facendolo passare come parte della biblioteca del P. Generale. Tutto questo immenso lavoro fu fatto da un uomo solo e malato: il P. Van Meurs. L’Archivio ritornò a Roma nel 1931.
Che succede oggi con il materiale dei nostri archivi che è riuscito a sopravvivere a tante vicende grazie allo sforzo di tanti uomini che credettero in un futuro? Oggi, che la documentazione non rischia di cadere in “mani nemiche”, che fanno le nostre per mantenere queste carte nel miglior modo possibile? La sfida è grande per evitare che tanta fatica per salvare dal sequestro, dal fuoco o dalla distruzione non svanisca nell’oblio e nell’incuria che spesso suppone una catena di decisioni nascoste e un desiderio di sopprimere testimoni scomodi.
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