L’opera universalista di Juan Andrés


Quest’anno 2017 si celebra il bicentenario della morte del gesuita Juan Andrés (1740-1817), ideatore della Storia Universale e Comparata della letteratura. Andrés, originario della provincia di Alicante (Planes), dopo l’espulsione della Compagnia di Gesù dai territori dell’Impero spagnolo e un breve confino in Corsica, si stabilì inizialmente a Ferrara, per poi passare a Mantova come precettore del figlio del Marchese Bianchi. Con l’invasione napoleonica dell’Italia settentrionale, l’Abate si rifugia prima a Parma e successivamente a Roma. Approfittando della temporanea restaurazione della Compagnia nel Regno di Napoli, Andrés raggiunge nel 1804 la città partenopea, dove verrà nominato Prefetto della Reale Biblioteca Borbonica, incarico che manterrà, nonostante le convulse vicissitudini della politica campana, fino al 1816. In quell’anno, accompagnato dal suo discepolo Francesco Manera, si trasferirà alla Casa Professa di Roma, compiendo il suo espresso desiderio di morire nelle stanze romane della Compagnia di Gesù.

Andrés fu un autore molto prolifico e si interessò di temi tanto umanistici (storiografia letteraria, critica, biblioteconomia, paleografia), quanto filosofici (soprattutto epistemologia) e scientifici (fisica, idraulica, astronomia). È principalmente conosciuto per la grande Storia Universale della Letteratura che dal 1782 inizia a pubblicare presso la Stamperia Reale bodoniana di Parma con il titolo Dell’origine, progressi e stato attuale d’ogni letteratura, opera che riscuote un immediato successo internazionale. È da precisare che il termine “letteratura” per Andrés significava tutta la cultura scritta e il suo fondamento storico: nella sua opera non si limita quindi a un semplice catalogo di autori e opere inscrivibili nell’ambito delle “Belle Lettere”, ma ingloba nel suo ampio e ambizioso progetto tutti i campi disciplinari dello scibile: Filosofia, Scienze Fisico-Matematiche e Scienze Ecclesiastiche. Lo sforzo comparatista andresiano è diretto alla costruzione di una “storia filosofica” in termini illuministici, cioè un discorso storiografico il cui obiettivo sia definire e spiegare il progresso scientifico e artistico dell’umanità.

Grazie ai suoi interessi comparatistici e interdisciplinari, Juan Andrés è una figura centrale, insieme a Lorenzo Hervás SJ e Antonio Eximeno SJ, Antonio José Cavanilles e Francisco Javier Clavijero SJ, di quella che è conosciuta come “Scuola Universalista”[1], costituita da una trentina di autori, più o meno in rapporto tra loro, e diversi predecessori. Nell’insieme, essi delineano una tradizione umanistica che prosegue ininterrotta fino a sfociare in un Illuminismo di rilievo. La Scuola Universalista Spagnola del XVIII secolo concerne in generale il mondo ispanico, ma anche l’Italia, dove molti dei suoi autori vivranno in esilio e comporranno le proprie opere. Questa Scuola rappresenta la creazione della Comparatistica moderna e si fa interprete di un Illuminismo non politico ma umanistico e scientifico, la cui statura è stata solo recentemente ricostruita. La Scuola Universalista Spagnola, composta fondamentalmente da intellettuali gesuiti, fa emergere un portentoso Illuminismo tardivo, empirista e cristiano, che per la prima volta accede a una visione globale del mondo e della scienza. Essa delinea un procedimento epistemologico e storico che oggi, nell’epoca della Globalizzazione, dell’inerzia del mercato e della comunicazione elettronica, si mostra in tutta la sua solidità.

Per il bicentenario della morte di Andrés, si sono svolte diverse attività accademiche organizzate principalmente dal Gruppo di Ricerca dell’Università di Alicante (Spagna) “Humanismo-Europa”, e altre sono in programma per il secondo semestre dell’anno Andrés. A un iniziale grande Convegno Internazionale celebrato presso l’Università Complutense di Madrid, sono seguiti vari seminari (Università di Alicante), incontri, lezioni magistrali[2]. Oltre agli studi monografici sulla figura di Andrés e la Scuola Universalista[3], si sono pubblicati alcuni suoi testi: un estratto delle Cartas familiares, esempio di letteratura odeporica settecentesca, sulla città di Napoli (J. Andrés, Nápoles, ed. de P. Aullón de Haro, Madrid, 2016), la Historia de la Teoría de la música, a cura di A. Hernández Mateos, Madrid, 2017 (capitolo di Dell’origine…), e una dissertazione epigrafica letta all’Accademia di Mantova (J. Andrés, Furia. Disertación sobre una edición romana, ed. de P. Aullón de Haro y D. Mombelli, Madrid, 2017). Inoltre, proprio in occasione del bicentenario, si è fondato l’“Instituto Juan Andrés de Comparatística y Globalización”[4], presieduto dal Prof. Pedro Aullón de Haro dell’Università di Alicante.

Come abbiamo già ricordato, Andrés morì a Roma, nella Casa Professa, assistito dal Padre Francesco Manera, futuro Preposito Provinciale di Napoli (1842), professore di letteratura all’università di Torino e Rettore del Collegio Romano per soli pochi mesi, nel 1846 (morì prematuramente l’anno successivo)[5]. Manera si stava apprestando a scrivere una biografia del Padre Andrés, progetto poi definitivamente abbandonato, nonostante i vari documenti riuniti a tal proposito.

Nell’Archivio Storico dell’Università Gregoriana si conservano vari manoscritti di Andrés e numerose lettere a lui dirette dai principali intellettuali dell’epoca. La collocazione di detti codici va da APUG 1860 a APUG 1873. Il contenuto è di differente rilevanza: alcuni faldoni contengono carte personali (come l’APUG 1860, dove si conservano principalmente i diplomi delle accademie di cui era membro), studi e appunti preparatori per le sue dissertazioni accademiche, alcune tuttavia parzialmente inedite (APUG 1868, 1869 e 1873), documenti relativi alla sua attività di bibliotecario della Real Biblioteca Borbonica (APUG 1872). Tra i suoi appunti, di particolare importanza sono quelli contenuti in APUG 1871, dato che si tratta di note per la seconda edizione della sua opera principale, Dell’origine… (lì si raccoglie la nota manoscritta dell’editore romano Mordacchini sulla nuova edizione che si stava preparando dell’opera).

APUG 1861 è il manoscritto di una dissertazione rimasta inedita sul “primato pontificio”, citata da Scotti nel suo profilo biografico pubblicato in occasione della morte di Andrés[6]. APUG 1863 e APUG 1867 sono anch’essi manoscritti inediti di due dissertazioni andresiane, rispettivamente una sullo studio del greco nel Regno di Napoli, letta all’Accademia napoletana, e un’altra sulla figura della terra, presentata all’Accademia di Mantova (si è appena pubblicata una versione breve di questo contributo andresiano alla storia della Geodesia[7]). APUG 1866 è un’Illustrazione di un’iscrizione latina. Si tratta di un’epigrafe presente su di un’erma rappresentante Cajo Norbano.

APUG 1862, 1864 e 1865 sono rispettivamente i manoscritti dell’Anecdota graeca et latina ex manuscriptis codicibus bibliothecae regiae (Napoli, 1816), una raccolta di lettere dell’umanista rinascimentale Antonio Agustín che serviranno all’edizione di Antonii Augustini Archiepiscopi Tarraconiensis Epistolae Latinae et Italicae (Parma, 1804), e il manoscritto dei commenti di Eustazio su Omero, pubblicati postumi (“De’ commentarj d’Eustazio sopra Omero, e de’ traduttori di essi”, in Memorie della Regale Accademia Ercolanese di Archeologia, 1822). La Anecdota e i commenti omerici si ripubblicheranno in edizione moderna, insieme ad altri, in un imminente libro di Scritti umanistici di Andrés (Madrid, Verbum, 2017).

Presso l’Archivio Storico si conserva anche parte del carteggio di Andrés (APUG 552-554, 575, 580), soprattutto le lettere da lui ricevute (ricordiamo che una prima edizione del carteggio dell’Abate è stata pubblicata da Livia Brunori: Epistolario, Valencia, Biblioteca Valenciana, 2006). L’ingente numero di mittenti delle epistole qua raccolte è un esempio paradigmatico dell’ampia rete di contatti che Andrés intesse con intellettuali tanto nazionali come stranieri. La maggior parte di essi sono critici, eruditi e, soprattutto, bibliotecari. Molto interessante, sia per estensione che per contenuto, è lo scambio epistolare tra il nostro e Gaetano Marini, archivista della Biblioteca Vaticana (APUG 580, ff. 1-57) o Francesco Del Furia (APUG 552, ff. 179-200), bibliotecario della Laurenziana. Grazie alle relazioni coltivate, Andrés poté completare le sue ampie conoscenze di prima mano delle letterature europee e classiche, per costruire così il suo progetto di una Storia Universale della Letteratura (tra le carte conservate nell’Archivio, è esemplare in questo senso la lunga lettera inviatagli da Aegid Karel Joseph Van de Vivere sulla poesia olandese, APUG 553, ff. 53-58).

La condizione gesuita di Andrés favorì lo scambio di materiali, notizie, recensioni, critiche con intellettuali di tutta Europa. Ancor più estesa fu la rete di contatti allacciata da Lorenzo Hervás, anch’egli gesuita e membro della Scuola Universalista sopracitata, con i vari missionari gesuiti sparsi per tutto il mondo (il suo Catalogo delle lingue è opera fondazionale della moderna Linguistica Comparata). Il giudizio critico di Franco Venturi è quindi pienamente certo: Andrés, come Hervás, dette vita, durante la seconda metà del Settecento, a una vera e propria “comunità di dotti”[8], animati da un comune spirito universalista. Lo testimoniano l’opera edita e i manoscritti di uno dei massimi esponenti di un Illuminismo scientifico e umanistico di stampo prettamente ispano-italiano, alternativo agli eccessi del rivoluzionarismo politico francese.

Davide Mombelli

 

[1] Cf. P. Aullón de Haro, La Escuela Universalista Española del siglo XVIII, Madrid, Sequitur, 2016.

[2] Cf. https://escuelauniversalistaespanola.wordpress.com/2017/04/25/ano-juan-andres-2017-actividades-academicas-y-bibliografia-primer-semestre-enero-junio/

[3] P. Aullón de Haro, La Escuela Universalista Española del siglo XVIII, Madrid, 2016; Juan Andrés y la Escuela Universalista Española, a cura di P. Aullón de Haro e J. García Gabaldón, Madrid, 2017.

[4] Cf. il portale Bilbioteca Humanismo-Europa dell’Istutito J. Andrés: https://humanismoeuropa.org

[5] Cf. il post di Lorenzo Mancini sui manoscritti di Manera conservati presso l’Archivio Storico: https://archiviopug.org/2012/10/23/i-manoscritti-di-francesco-manera-lorenzo-mancini/

[6] A. A. Scotti, Elogio storico del padre Giovanni Andrés, Napoli, 1817.

[7] J. Andrés, La figura de la Tierra, a cura di C. Casalini e D. Mombelli. Madrid, Casimiro, 2017.

[8] Cf. F. Venturi, Settecento riformatore, Torino, Einaudi, 1987, vol. 4.

3 risposte a "L’opera universalista di Juan Andrés"

  1. Estremamente interessante! Starò ben attento a considerare gli sviluppi che seguiranno alla notevole iniziativa di celebrare Juan de Andrés. Per il momento posso segnalare una cosa che, probabilmente, è a voi arcinota, ovvero che i tanti volumi della Storia di ogni letteratura, composta e pubblicata dal nostro gesuita, hanno trovato chi ha pensato di compendiarla in 12 voll. pubblicati a Palermo nella prima metà dell’800, dal confratello padre Alessio Narbone, di cui felicemente dispongo

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