Mi è sempre sembrato che per un uomo cristiano questo modo di parlare sia pieno d’indiscrezione e d’irriverenza: «Dio non può morire, Dio non può contraddirsi, Dio non può fare questo o quello». Non trovo ben fatto rinchiudere così la potenza divina sotto le leggi della nostra parola. E l’evidenza che si offre a noi in queste proposizioni, bisognerebbe rappresentarla con maggior reverenza e religione. Il nostro linguaggio ha le sue debolezze e i suoi difetti, come tutto il resto. La maggior parte delle cause degli sconvolgimenti del mondo sono grammaticali.
Michel de Montaigne, Apologia di Raymond Sebond, Essais, Libro II, cap. XII.
Notre parler a ses faiblesses et ses défauts, comme tout le reste. La plupart des occasions des troubles du monde sont Grammairiennes. Questa sentenza di Michel Eyquem de Montaigne, riguardo i limiti del dire teologico, la potremmo applicare alla nostra impossibilità di fare una descrizione totale del mondo. Se assumiamo che non possiamo conoscere il mondo nella sua condizione ontologica possiamo ammettere la possibilità di conoscerlo nella sua condizione sistemica. Abbiamo modo di conoscere invece i sistemi che creiamo per osservare la realtà. Il manoscritto F.C. 1000 ci permette di considerarlo come testimone di una osservazione del mondo la cui cifra, o grammatica, permetteva di accedere al mondo in quanto tale. La descrizione di un sistema concettuale come quello ci farà capire le differenze con il nostro. Lo stabilimento di questa differenze potrebbe implicare un doppio guadagno conoscitivo: da una parte, comprendere meglio l’oggetto in questione e, dall’altra, descrivere meglio le nostre cornici concettuali.
Il codice F.C. 1000, dato il suo stato di conservazione, non poteva essere né consultato, né tantomeno digitalizzato. Per più di cinquanta anni è stato sottratto a qualsiasi tipo di ricerca. Alcune delle sue parti, sono state utilizzate in alcuni volumi dei Monumenta Historica. Il suo degrado chimico-fisico ha accelerato il processo di distruzione al quale ogni materia è destinata. Grazie a una generosa donazione è stato possibile pianificare e realizzare un progetto di diagnostica e restauro nel nostro laboratorio.
Aver realizzato un’operazione di restauro su questo codice “rovinato” ci ha dato la possibilità di considerarlo come rovina. La sua sopravvivenza in quanto tale ci permetterà di prendere in esame la temporalità in cui è stato prodotto ed eventualmente riflettere sulla nostra percezione del tempo. Questo vuol dire considerare la temporalizzazione del tempo.
ll codice F.C. 1000 proviene da un altro tempo. La sua osservazione è diventata per noi altamente complessa e il suo contenuto resiste ad appropriazioni ingenue e veloci. Questo volume storicamente può essere collocato nel momento in cui l’ordine gesuitico realizzava un passaggio da un governo preponderantemente centrato nelle persone dei primi fondatori, caratterizzato da un sistema di interazione ripetuto e regolare, a un governo in cui la comunicazione scritta prende il sopravvento.
Il veloce aumento demografico dell’Ordine e la stampa contribuiranno a valorizzare la scrittura come mezzo di diffusione adatto alla costituzione della memoria sociale. La scrittura della propia storia, la confezione di esaustivi regolamenti, insieme ad esortazioni e lettere dei superiori generali, potranno ricondurre la molteplicità degli eventi a una memoria comune e a partire de essa coordinarli e interpretarli. In questo modo, sarà possibile assorbire l’incalzare degli eventi, creare ridondanza, e evitare così la loro dimensione sorprendente. Grazie a questa produzione, favorita dalla tecnologia della stampa, si da inizio a quello che si è denominato l’ administratio spiritualis dell’Ordine. Un sempre crescente numero di comunicazioni manoscritte, lettere di governo e regole, confluiranno nella stampa cercando una stabilità maggiore e la possibilità di raggiungere un maggior numero di gesuiti. Questo passaggio dei manoscritti alla stampa voleva anche riscattare una serie di fonti che già allora cominciavano a formare parte dell’oblio e del conseguente degrado materiale: in membranis scripta delitescunt, così come si afferma in una delle prime edizioni a stampa delle Lettere dei padri generali (1597). Se la stampa assicurerà una maggiore diffusione della comunicazione allo stesso tempo il testo scritto, così diffuso, sarà occasione di una maggiore incertezza in ciò che riguarda la sua interpretazione e ricezione. Questo codice lo si può collocare in questi passaggi epocali.
Tutti i codici che oggi si raccolgono nell’archivio, anche quelli in ottimo stato di conservazione sono rovina, vale a dire rappresentano “ciò che resta”. Né il lavoro del restauratore né tantomeno quello dello storico potranno ridare l’originale. Nel migliore dei casi sarà possibile cercare di dar conto di ciò che si è ricevuto nella cornice della propria temporalità. Considerare un oggetto che proviene dal passato è un’azione che si fa a partire da un determinato presente.
Così potremmo interrogarci per una determinata società che cosa riteneva fosse duraturo e cosa fosse perituro o provvisorio. Utilizzando una distinzione di Marc Augé, potremo chiederci cosa era una rovina nel XVI secolo e cosa lo è per noi; cosa loro consideravano come macerie o scarti e cosa ne intendiamo noi. Aprendo questa riflessione potremo, per esempio, cercare di capire il gesto di aver utilizzato una vecchia pergamena medievale per aver dato una legatura al codice F.C. 1000. Quella pergamena considerata allora uno scarto appare ai nostri occhi come resto nobile da conservare.
Se le fasi del restauro materiale del codice, che hanno fornito una importante quantità di dati, sono finite, adesso si apre una fase nondimeno fondamentale: la comprensione del codice. Per iniziare questa ricerca ci disponiamo a ricostruire una semantica che non ci appartiene più aldilà di apparenti concordanze e ingannevoli analogie. Lo vogliamo considerare a partire dalle estraneità che genera.
Includiamo in questo post la lectio magistralis del prof. Sabino Cassese del 27 maggio scorso, che ha aperto lal secondo Officina dell’Archivio di quest’anno.
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Caro Martin ! Crudele non essere a Roma !!! Buona giornata ….